Il ministro degli Interni, Angelino Alfano, ha riferito alla Camera sugli scontri avvenuti sabato sera all’Olimpico di Roma, in occasione della finale di Coppa Italia. Scontri che hanno lanciato alla ribalta la famigerata figura del capo ultrà napoletano Genni a’ Carogna, secondo molti colui che avrebbe dato il via libera all’inizio della partita, “calmando” i tifosi.
Proprio questa ricostruzione è oggetto di critica da parte del leader del Nuovo centrodestra, che sottolinea come, invece, non vi sia stata alcuna “trattativa” tra le forze dell’ordine e le frange più estreme del tifo organizzato.
“Non vi è stata alcuna trattativa. L’incontro si sarebbe svolto comunque, per evitare gravissimi rischi per il deflusso degli spettatori. La comunicazione del capitano del Napoli alla curva aveva il solo effetto di stemperare la situazione e non si possono avvalorare altre situazioni”. Alfano se la prende poi con chi ha strumentalizzato la vicenda per attaccare l’operato del governo: “Sono rimasto indignato per i tentativi di strumentalizzazione dei fatti accaduti, la cui gravità non è stata mai e non potrà essere mai minimizzata”.
Il titolare del Viminale racconta inoltre che i dirigenti della questura, che si sono spostati sotto la curva in cui si trovavano i sostenitori partenopei, lo hanno fatto solo per scortare il capitano Marek Hamsik. Anzi, le forze di polizia “hanno dovuto sedare la reazione dei supporters partenopei, convinti che responsabili del ferimento di Ciro Esposito fossero state le forze dell’ordine”.
Nel frattempo resta in carcere Daniele De Santis, l’ultras giallorosso accusato dalla procura di aver esploso ben quattro colpi di pistola contro il tifoso partenopeo Ciro Esposito, le cui condizioni restano critiche. “Non ho sparato io ma non sono in grado di ricostruire quanto avvenuto”, questa la difesa di De Santis.