Nel tempo in cui si potrebbero individuare due generiche correnti, renzismo ed anti-renzismo, si fatica a vedere un’unione di intenti nell’ultima delle due linee di pensiero. Essere divisi, nel centrosinistra, storicamente non è una novità degli ultimi anni. Fin dalla scomparsa del Pci è stato complicato mettere insieme quelli che sono i cocci di vasi diversi.
Spaccature dentro e fuori il Pd
Avere individuato un avversario comune, Matteo Renzi, dovrebbe aiutare eppure le crepe nel fronte anti-Renzi sembrano moltiplicarsi e mostrarsi sempre più profonde man mano che il sentimento va rafforzandosi. Tutti contro Renzi, ma tutti contro tutti.
Emblematico lo scambio di battute a distanza tra i dissidenti Stefano Fassina e Luca Pastorino, candidato della minoranza Pd in Liguria. Il primo ha rivolto a Pastorino il suo attestato di stima. Quest’ultimo ha sentitamente ringraziato: “Stefano Fassina non se ne va adesso, ma anche quando se ne andrà non porterà via niente. Pippo Civati, invece, conta a livello nazionale, benché sia troppo presto per testarlo”.
Fassina fuori dal Pd con Camusso
E se secondo Pastorino Fassina non porterà via niente, il deputato Pd è già alla ricerca di qualcosa al di fuori dello stesso partito. Potrebbe trovare un’unione di intenti con Susanna Camusso. La leader della Cgil ha più volte fatto notare: “A sinistra ci vorrebbe una cosa nuova”.
La coalizione sociale chiude le porte a Sel e Rifondazione
Fassina e Camusso insieme, dunque. E Civati e Landini? Lontani da un’unione con i primi, è da escludere l’ipotesi che possano percorrere la stessa strada. Il leader della Fiom è stato chiaro: “Chi vuole stare con noi non deve fare parte di un partito e non si deve candidare alle elezioni”. La sua coalizione sociale, di cui ancora si fatica ad individuare contorni precisi, chiude le porte anche a Sel e Rifondazione Comunista.
Landini fermo al bivio
L’idea di Landini leader di un nuovo soggetto politico all’interno del centrosinistra sembra affascinare molti. Ma il leader della Fiom, per ora, attende al bivio: da una parte la strada che lo porterebbe a succedere alla Camusso alla guida della Cgil; dall’altra quella che lo consacrerebbe anti-renziano di punta.
Saviano leader del nuovo soggetto politico
Maurizio Landini giocherà a carte coperte fino al 2018: termine della legislatura e data del Congresso Cgil. E qui veniamo al quesito posto ad inizio articolo. Per ovviare alla possibile defezione dell’attuale leader Fiom, in molti paventano l’ipotesi Roberto Saviano leader del nuovo soggetto politico.
Convincere lo scrittore non sarà cosa semplice. Lui ha da sempre respinto ogni invito a scendere in politica. Difficile che dica si questa volta, ma non impossibile.
Saviano risponderebbe bene alle necessità di quanti vorrebbero una personalità lontana dall’attuale e dalla passata politica. Alla prima categoria risponderebbe il nome di Laura Boldrini. Alla seconda lo scomodo trio D’Alema-Bersani-Bindi.
Minoranza Pd pronta a candidare Speranza
Nomi che risultano scomodi anche per la stessa minoranza bersaniana del Pd. Quest’ultima avrebbe intenzione di candidare Roberto Speranza al prossimo Congresso del Partito democratico. Una scelta volta non a vincere, ad oggi sarebbe impossibile, ma a dare un segnale ben preciso all’area renziana.
Liguria campo dello scontro interno al Pd
A mettere i bastoni tra le ruote a Renzi e ai renziani, i dissidenti del Pd potrebbero iniziare già dalle ormai prossime elezioni regionali. Il campo preferito è quello della Liguria. Qui potrebbero favorire la vittoria del M5S o la non vittoria (citazione di bersaniana memoria) di Raffaella Paita: una maggioranza risicata, regione ingovernabile e situazione difficile da gestire per Matteo Renzi.