Le critiche più forti a Matteo Renzi e all’operato del suo Governo, non è una novità, arrivano principalmente da sinistra. L’ultima in ordine di tempo arriva dalla rivista italiana MicroMega, un tempo sottotitolata “le ragioni della sinistra” e che ora ambisce ad essere uno “strumento per pensare e per cambiare, contro i conformismi dominanti”. Dalle sue pagine, in un articolo di Giorgio Cremaschi, più che una critica nei confronti del presidente del Consiglio, arriva un vero e proprio monito per gli elettori di sinistra e centrosinistra: “Non votare in ogni caso ed in ogni situazione Pd ed i suoi alleati”.
Renzi come Crispi, Mussolini, Craxi e Berlusconi
Matteo Renzi sarebbe soltanto l’ultimo di una lunga dinastia di leader politici che hanno approfittato dei “fenomeni di trasformismo di massa nella storia della sinistra del nostro paese”. Prima di lui nobili e non casuali predecessori sono stati Crispi, Mussolini, Craxi e Berlusconi.
Ma la formazione politica di Renzi non è rilevante, avverte Cremaschi. Non può essere considerato nemmeno un democristiano, come molti sostengono. Importante è invece il ruolo che lui interpreta. Un ruolo che le difficoltà della sinistra tradizionale gli hanno consentito di acquisire. A colpi di populismo e spavalderia l’ex sindaco di Firenze ha assunto il pieno controllo del Pd. Attraverso il partito e quindi la maggioranza in Parlamento, Renzi starebbe costituendo quello che Cremaschi non tarda a definire “sistema autoritario” anche se non in proprio.
L’Italicum solida base per “sistema autoritario”
Sistema troverà presto basi ancora più solide grazie all’Italicum. Una legge da molti accostata alla legge Truffa del ’53, non a caso di memoria democristiana. Legge che consentirà al Pd e a Matteo Renzi di conseguire la maggioranza assoluta pur riscuotendo quello che è il consenso medio del proprio partito: il 30%. Tutto questo grazie al sistema del ballottaggio e con tanti saluti alla Corte Costituzionale e alla sua sentenza. Ampi poteri all’esecutivo dunque. Come in ogni dittatura che si rispetti. Ma per fare cosa? All’origine di tutto, secondo MicroMega, ci sarebbe la lettera firmata da Trichet e Draghi nell’agosto del 2011. Nelle righe di quella lettere starebbe il vero programma del Governo Renzi. Lo stesso del Governo Monti.
Obiettivo dei poteri forti è salvare l’euro
Un programma che mirerebbe a cambiare le Costituzioni dei Paesi maggiormente toccati dalla crisi economica. Costituzioni che figlie della vittoria sul fascismo avrebbero dato eccessivo peso alle sinistre e al pensiero socialista. Un ostacolo non da poco per le riforme liberali volte a salvare l’euro. Salvare la moneta unica attuando riforme liberali. È questa la strada indicata dalle grandi multinazionali, dalla finanza e dalle banche. I cosiddetti poteri forti. Prima la crisi, poi Monti ed ora Renzi, non sono che l’occasione e gli strumenti per perseguire tale scopo. L’Italia come la Grecia: in crisi e messa sotto scacco dalla Troika. L’esperienza ellenica sembra però servita da lezione per non ripetere gli errori già commessi. Il processo sarà dunque più lento per evitare reazioni politiche come quella ellenica. Sarebbe spiegabile così il trasformismo del Pd: da partito di centrosinistra a partito della nazione, come in molti lo definiscono.
Un partito strumento per la realizzazione del progetto che vuole l’Italia incatenata alle leggi della globalizzazione. E quindi ben vengano il Jobs Act, la “Buona scuola” e il Civil Act. Provvedimenti tutti volti a rendere tutte le organizzazioni del nostro sistema paese funzionali alla realizzazione di quel progetto.
A sinistra l’arcipelago, a destra Salvini
Nelle debolezze della sinistra la forza di Renzi. Ma anche al di fuori della sinistra gli avversari del segretario del Pd non sembra abbiano la forza per poter primeggiare. Da una parte Matteo Salvini che primeggia nella destra in crisi orfana di Silvio Berlusconi. Dall’altra il M5S che soffre i connotati populisti ed anticasta del renzismo stesso.
L’imputazione maggiore che Cremaschi rivolge alla sinistra italiana è quella di non aver riconosciuto in Matteo Renzi l’unico e vero avversario da battere. Una sinistra che, da chi si allea con il Pd nelle elezioni locali ai dirigenti sindacali, è vittima del proprio opportunismo. Una sinistra disposta a tutto pur di non perdere il potere.