“In cambio del mio passaggio al centrodestra, l’ex senatore Antonio Tomassini mi offrì una somma di denaro che, mi disse non avrebbe cambiato la vita del presidente Berlusconi, ma la mia sì”. E’ quanto ha dichiarato Paolo Rossi, ex senatore del Pd, sentito come teste, dai pm Henry John Woodcock e Alessandro Milita , nel processo sulla compravendita di senatori che vede imputati a Napoli l’ex premier Berlusconi e il faccendiere Valter Lavitola, difesi dagli avvocati Niccoló Ghedini, Michele Cerabona, Maurizio Paniz. Rossi racconta ai pm l’incontro avuto nel 2007 con Tomassini, ginecologo della moglie ed ex esponente Dc. “Mi disse che il governo Prodi non aveva futuro e che per Berlusconi era assolutamente fondamentale tornare a fare il presidente del Consiglio, perchè era una cosa che sentiva molto”. Da qui l’offerta in denaro.
Ricostruzione che combacia con quanto dichiarato dalla senatrice democratica Angela Finocchiaro, primo teste ad essere sentita dai pm. “Confermo che due dei miei colleghi, esponenti del Pd in parlamento, Nino Randazzo e Paolo Rossi, furono avvicinati e invitati a passare con lo schieramento del centrodestra, attraverso promesse di vantaggi favori e di allettanti progetti economici. A uno di loro è stato offerto anche un posto in Mediaset. Ricordo in particolare la vivace indignazione di Randazzo nel riferirmelo, e ricordo come il senatore Rossi uscì molto turbato e provato dall’offerta che gli fu fatta dal collega suo concittadino Tommasini”.