Risultati elezioni Polonia: vince il candidato della destra sociale Andrzej Duda, contrario all’euro, con il 53%. Il presidente uscente di centrodestra europeista Komorowski, sconfitto, si congratula con il vincitore.
Oggi i cittadini polacchi, chiamati a votare al ballottaggio delle presidenziali, si sono recati alle urne con maggiore affluenza rispetto a due settimane fa, quando aveva votato meno di un avente diritto su due, per la precisione il 48,96%. Questa volta ha votato il 56,1% degli aventi diritto.
Elezioni Polonia, vince Andrzej Duda con il 53%
Dai primi exit poll diffusi alle 22.30 – al termine della proroga del silenzio elettorale di un’ora e mezza dopo la chiusura delle urne – risulta vincitore Andrzej Duda, eurodeputato del partito di destra sociale Diritto e Giustizia, che con il 53% dei voti scalzerebbe così il presidente in carica Bronisław Komorowski, candidato indipendente ma appoggiato dal partito di governo Piattaforma Civica, centrodestra europeista aderente al gruppo dei popolari.
Duda, a sorpresa vincitore di misura al primo turno, quando prese 34,76% contro il 33,76% dello sfidante, al secondo turno è riuscito ad intercettare anche parte dell’elettorato che sino all’ultimo era rimasto indeciso o che in precedenza aveva votato altri candidati, uno fra tutti l’outsider Kukiz che, cavalcando l’onda dell’anti-partitocrazia, aveva raggiunto il 20,8% dei voti al primo turno.
Duda diverrà così il sesto presidente della Polonia nella sua Terza Repubblica, nata nel 1990, dopo la caduta della Repubblica Popolare a partito unico “operaio”.
Il presidente uscente Komorowski ha ammesso la sconfitta e, congratulandosi con il vincitore Duda, gli ha augurato buon lavoro, in quanto augura il meglio per la nazione Polacca.
Chi è Duda?
43 anni, giurista, Duda è il “volto nuovo” del partito tradizionalmente legato all’immagine dei due gemelli Kaczyński, ovvero Lech, ex Presidente della Repubblica scomparso in un incidente aereo del 2010 (del quale Duda è stato sottosegretario di stato prima di divenire deputato nel 2011 e poi eurodeputato nel 2014), e Jarosław, sconfitto alle ultime presidenziali del 2010 appunto da Komorowski. Il partito di Duda, Diritto e Giustizia, gode tradizionalmente del sostegno, talvolta pure esplicito, di molti membri del clero polacco, cui Duda ha strizzato più volte l’occhio in campagna elettorale, mostrandosi maggiormente sensibile ai “temi etici” quali la contrarietà alla fecondazione in vitro.
La campagna elettorale di Duda si era svolta all’insegna di una maggiore sovranità nazionale a scapito del processo di integrazione nell’Unione Europea, ma oltre a ciò ha posto come due punti fondamentali – promettendo le dimissioni in caso contrario – l’aumento della quota libera da tasse (no tax area) e il ritorno all’età pensionabile precedente, in quanto è stata innalzata a 67 anni per ambo i sessi dal governo di Piattaforma Civica e PSL, partito ruralista di centro. Comunque sia, nonostante la posizione di rilievo occupata dal popolare Donald Tusk, che ha lasciato il governo della Polonia per divenire Presidente del Consiglio Europeo, i polacchi sembrano stare con Duda, contrari all’ipotesi di ingresso nell’Eurozona. Riguardo la crisi ucraina, Duda, pur contrario ad un immediato intervento militare polacco a sostegno di Kiev, ha invocato maggiore determinazione contro la Russia, accusando l’avversario Komorowski di avere posizioni troppo concilianti.
L’elettorato cui si rivolgeva Duda è quindi piuttosto insoddisfatto e desideroso di cambiamenti, anche se non eccessivamente drastici.
Duda, il candidato che non vuole l’euro
Il Presidente della Repubblica di Polonia ha poteri di ratifica dei trattati internazionali, anche se per simili decisioni non è trascurabile il ruolo del Parlamento, in cui attualmente vi è una maggioranza popolare abbastanza europeista, quindi per qualche mese vi sarà una difficile coabitazione, che però potrebbe terminare già in autunno, con le prossime elezioni parlamentali. Comunque sia, il suo partito Diritto e Giustizia, da oggi parte come favorito.
L’uscente Komorowski sino a qualche mese fa era certo della sua rielezione, da alcuni sondaggi prospettata persino al primo turno, ma evidentemente, nonostante si fosse presentato come indipendente – sicuro che il proprio consenso personale travalicasse gli schieramenti – su di lui hanno influito non poco le difficoltà del partito di origine Piattaforma Civica, che durante le europee dello scorso anno aveva ottenuto solamente 25000 voti in più rispetto all’opposizione di Diritto e Giustizia.