In Norvegia, il Primo maggio appena trascorso è stato l’ultimo con Jens Stoltenberg alla guida del Partito Socialdemocratico. L’ex premier prenderà il posto di Anders Fogh Rasmussen alla Nato.
Dall’anno prossimo, sul palco del Primo maggio potrebbe salire Jonas Gahr Støre, il più accreditato a raccogliere l’eredità di Stoltenberg. Il diretto interessato però preferisce non sbilanciarsi: Støre ha detto infatti di dover pensare attentamente a cosa vuole fare, l’unica certezza è che desidera un partito più attento alle politiche ambientali.
Negli stessi giorni, Siv Jensen – leader del Partito del Progresso e ministro delle Finanze – rimproverava i socialdemocratici per le condizioni in cui hanno lasciato il paese, annunciava una riforma dei pedaggi stradali e chiedeva ai sostenitori del suo partito di avere pazienza.
Ma il Partito del Progresso ha dato uno scossone al paese soprattutto con la decisione presa domenica scorsa, durante il congresso nazionale: no al sostegno alla candidatura di Oslo per le Olimpiadi invernali del 2022. I delegati del Partito del Progresso hanno votato un documento che esclude finanziamenti statali in favore della capitale. Il denaro destinato al progetto delle Olimpiadi invernali, ha sostenuto il Partito del progresso, è meglio spenderlo per la sanità e l’istruzione.
Il partito si allinea così a quel sentimento diffuso nel paese che vede con una certa diffidenza l’idea di riportare le Olimpiadi invernali in Norvegia dopo l’edizione del 1994 a Lillehammer. Il partito della Destra della premier Solberg dovrà ora cercare appoggi in Parlamento per tenere in vita il sogno a cinque cerchi. E a questo punto l’ago della bilancia è proprio il Partito Socialdemocratico.
In Danimarca, invece, durante le celebrazioni per il Primo maggio la premier laburista Thorning-Schmidt ha parlato del governo, dell’economia e di una rotta che condurrà il paese verso tempi migliori. Ha detto che “i risultati del nostro lavoro cominciano a manifestarsi”, ha attaccato l’opposizione, ha ricordato che la disoccupazione sta scendendo e che le esportazioni sono in ripresa. Ha detto che il suo governo vuole investire sulle persone.
All’orizzonte si vede sempre più chiaramente l’inizio di una lunghissima campagna elettorale. E sarà una campagna elettorale lunghissima anche perché i socialdemocratici devono recuperare molta strada. Secondo un sondaggio del Greens Analyseinstitut per il quotidiano Børsen, il partito è ai suoi minimi storici: 15,7 per cento. Male i laburisti e male tutto il centrosinistra, che metterebbe insieme il 38,6. Partito Liberale e Partito Popolare Danese da soli sfiorano la maggioranza assoluta: 49,9.
Una situazione altrettanto difficile la sta vivendo in Svezia il governo di centrodestra, che ha solo pochi mesi per colmare la distanza dagli avversari. Col voto in programma a settembre, la maggioranza sta alzando l’asticella dello scontro. “Non dicono nemmeno se vogliono governare insieme” ha detto il primo ministro Reinfeldt lo scorso fine settimana, attaccando l’opposizione per quella che a suo dire è scarsa chiarezza. È questa la leva che il governo di centrodestra vuole usare per mettere in difficoltà l’opposizione: le difficoltà che socialdemocratici, verdi e Partito della Sinistra potrebbero incontrare nel governare insieme.
Ma c’è anche altro, dice Reinfeldt: che Svezia immagina, il centrosinistra? Che politica fiscale proporrà? Quali cambiamenti vuole introdurre? Per il governo, sono tutte domande senza risposta, elementi di incertezza di cui l’elettorato dovrebbe tener conto. Quel che secondo Reinfeldt è sicuro, è che un governo composto da verdi e socialdemocratici ostacolerebbe la crescita economica del paese.