Fausto Bertinotti è rimasto molto colpito dal nuovo movimento politico spagnolo, Podemos – che proprio in questi giorni ha incassato un successo alle ultime elezioni amministrative – tanto da immaginare, in un’intervista rilasciata all’Huffington Post, che anche qui in Italia sorga una forza politica del genere, un simbolo concreto ed efficacie della battaglia tra la “vecchia” e la “nuova” politica, una battaglia che si può vincere. L’ex presidente della Camera, commentando in generale la riuscita di Podemos, parla anche delle nuove realtà politiche che si affacciano in Europa, facendo dei parallelismi con la realtà del Belpaese e con le sue problematiche.
Bertinotti parla alla luce della sua esperienza come politico, ma anche come sindacalista, e quando gli viene chiesto se l’Europa ha da imparare qualcosa dai risultati delle amministrative spagnole risponde: “Succede che una forza quasi sconosciuta può ottenere un grande risultato mettendosi contro il sistema politico. Le forze anti-sistema ottengono un successo rilevante: è l’espressione di una denuncia popolare della crisi della politica data, della distanza della politica ufficiale dal popolo, anche per via dei processi corruttivi che la corrodono dall’interno. E’ un processo che sormonta il conflitto classico tra destra e sinistra e impone un conflitto tra basso e alto della società”.
Le alternative politiche in Europa: “Forze che interpretano il basso della società”
Il fatto, secondo Bertinotti, è che ci sono forze di “diversa natura politica che interpretano il basso della società”, quasi dei “populismi” (anche se ci va cauto con questa parola e aggiunge “termine che uso asetticamente, senza connotazione diffamatoria”, ndr), che vanno a colpire e destabilizzare il classico sistema politico bipolare. Spiega che come in Francia con Marine Le Pen, in Grecia con Tsipras o qui in Italia con Grillo o con Salvini, si tratta di mobilitazioni popolari inedite la cui sopravvivenza dipende dal modo in cui scelgono di rapportarsi con il sistema della vecchia politica: “Il successo elettorale non fa guadagnare il governo in maniera autosufficiente, per cui si pone il problema che si è posto Grillo: o tentare l’alleanza rischiando molto e rientrando nel gioco della politica tradizionale, pur con il prestigio accumulato da questa corsa o prendere il connotato anti-sistema e lavorare affinché il crollo avvenga. Ma è una scelta che si pone più alle politiche che alle amministrative”. Quando gli viene chiesto se le amministrative spagnole sono quindi un altro colpo per l’Europa, invece, il suo giudizio è netto e inequivocabile: “A una Europa autoritaria e oligarchica in cui il meccanismo di governo è totalmente privo di sovranità popolare. Ora su questo lo scontro è aperto”.
Le alternative politiche italiane: “Sono movimenti racchiusi nelle proprie dimensioni di conflitto”
Dall’Europa all’Italia. “In Italia non esiste il terreno di alternativa. Ci sono movimenti sociali molto interessanti ma racchiusi nelle proprie dimensioni di conflitto. L’ultimo è il movimento contro la riforma della scuola: forte ma senza connessione con altri movimenti ed esperienze di lotta”. E quando il giornalista dell’Huffington Post fa riferimento alla nuova coalizione sociale di Maurizio Landini – che guarda proprio alla Spagna di Podemos– Bertinotti scuote la testa: “Ma no, Landini non vuole fare Podemos. Landini dà un valore sindacale e sociale alla sua coalizione. Ma un conto è la pancia della coalizione, un conto è Landini. Si può sintetizzare così: la coalizione sociale è la produzione di un processo politico-partitico? No. E’ una produzione di politicizzazione? Sì. Dunque, può essere intercettata da chi, in autonomia, può fare Podemos o Syriza. Ma questo non è nelle mani di Landini: la sua prospettiva è dichiarata, non è nelle sue volontà. Se altri saranno capaci di innestare un processo politico nuovo, ci provino”. Infine, alla domanda se andrà alla fondativa della coalizione sociale di Landini il 6 e 7 giugno a Roma risponde “Sa, è una questione di decoro, si rischia di essere di ingombro per il processo, meglio di no…”