Che il sistema dei rimborsi elettorali ai partiti fosse affetto da qualche irregolarità è sempre stata opinione diffusa in Italia, e alcuni scandali, come quello che colpì la Lega di Umberto Bossi non hanno certo smentito il comune sentire.
Tuttavia i dati emersi dall’analisi compiuta dall’associazione di promozione sociale Openpolis delineano un regolare e sistematico squilibrio fra i soldi pubblici ricevuti dai partiti per le spese elettorali e quelli effettivamente impiegati. Le cifre fornite dall’osservatorio civico sono vertiginose, tanto da far parlare nel dossier non di semplici ed “impropri” finanziamenti, ma di veri e propri “tesoretti” che i partiti hanno accumulato nel corso degli anni e, come suggerito dal titolo stesso, messo sotto il materasso.
I risultati elaborati dall’associazione analizzando i dati ufficiali forniti dai siti della Corte dei Conti, Governo, Gazzetta Ufficiale, Camera, Senato e Parlamento Europeo, prendono in considerazione le tornate elettorali a partire dal 1994 fino al 2013 quando il premier Enrico Letta introducendo il sistema del 2×1000 pose fine al sistema del finanziamenti diretti ai partiti.
Durante questo lasso di tempo, secondo l’analisi compiuta, i partiti avrebbero speso poco più di 700 milioni di euro, a fronte dei quasi 2 miliardi e mezzo incassati.
L’abolizione del finanziamento diretto ai partiti non cambia il sistema
Secondo il dossier tuttavia, il sistema introdotto dal governo Letta non avrebbe comportato alcun cambiamento del trend; per le politiche del 2013 infatti i partiti avrebbero ricevuto comunque un surplus del 222% spendendo 45 milioni a fronte dei 46 ricevuti dai privati e dei 54 che otterranno dallo Stato.
Ulteriore prova del cattivo funzionamento del nuovo sistema secondo gli autori sarebbe lo spostamento, nel 2013, del finanziamento pubblico, dai rimborsi elettorali, verso le spese per il funzionamento e la gestione dei gruppi politici: non solo grazie questi fondi tutti i gruppi hanno chiuso il 2013 con un avanzo di esercizio di 15 milioni, ma i soldi ricevuti nell’anno dai vari gruppi corrisponderebbero all’equivalente di due anni di rimborsi elettorali.
In particolare nel 2013 sarebbero stati spesi 29,39 milioni di euro nelle regioni, 38,50 milioni di euro nel Parlamento nazionale e 58,78 milioni di euro al Parlamento Europeo.
Le spese pazze per giornali e radio di partito
Un altro settore dove i partiti avrebbero beneficiato di ingenti e sovrabbondanti finanziamenti è quello dei media; dal 2003 al 2013 infatti le radio di partito avrebbero ricevuto 92 milioni e i giornali 252, per un totale di 344,54 miliardi in 10 anni.
Soldi che però inspiegabilmente non hanno salvato radio e giornali da chiusura anticipata; prendendo in considerazione questi ultimi infatti, secondo i dati, ad ora il 77,78% dei giornali finanziati avrebbe definitivamente chiuso, mentre il 5,56% pubblicherebbe solamente la versione online.