Isis: l’80% dei musulmani sostiene il terrorismo?
Isis: fa scalpore una domanda rivolta da Al Jazeera ai propri utenti: solo il 19% di quelli che hanno risposto non considera positivamente le vittorie dell’Isis.
Il sondaggio di Al Jazeera
Il noto canale televisivo di Doha ha lanciato sul proprio sito internet un controverso “sondaggio”. La domanda alla quale gli utenti hanno dovuto rispondere è “consideri positivamente le vittorie dell’Isis in Siria e Iraq?”. L’81% di chi ha risposto l’ha fatto positivamente, solo il 19% ha risposto “no”. Al momento hanno dato il proprio parere oltre 40mila utenti.
Tuttavia, bisogna rilevare che non stiamo parlando di un vero e proprio “sondaggio”, cioè non stiamo parlando di una ricerca condotta “scientificamente”; qualcuno, pur non generalizzando, ha voluto comunque cogliere nel dato un umore diffuso: d’altra parte, il canale televisivo è stanziato in Qatar, più o meno “occulto” finanziatore dello Stato Islamico, inoltre la stragrande maggioranza del pubblico della tv è sunnita, la stessa fede promossa dal Califfato.
L’Onu sui “foreign fighters”
Se il sostegno dei musulmani all’Isis è questione dibattuta, lo stesso si può dire per quanto riguarda Al Qaeda, è innegabile la crescita del supporto militare alle formazioni jihadiste. Almeno questo è quello che dicono gli ultimi dati diffusi dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: al momento sono 25-30mila i “foreign fighters” coinvolti in conflitti jihadisti, provengono da 100 diversi paesi nel mondo. Negli ultimi mesi il numero dei “combattenti stranieri” è aumentato del 70%.
Il flusso verso Iraq e Siria è continuo, il problema si sta evidentemente ampliando alla Libia. Dall’inizio di quest’anno, almeno 3400 cittadini occidentali si sono uniti ai gruppi terroristici che combattono in Medioriente e in Africa Settentrionale (invece, in Afghanistan, dati risalenti a Marzo, i “foreign fighters” sono 6500).
150 circa sono statunitensi; 700 i britannici, di cui la metà è tornata nel paese d’origine. Siria e Iraq, dice il rapporto, sono diventate delle “scuole di specializzazione” per gli aspiranti terroristi che, una volta tornati nei propri paesi, sono in grado di preparare attentati senza destare sospetti. Il Consiglio di sicurezza avverte, in particolare, Tunisia, Marocco, Francia e Russia, tuttavia, il pericolo è alto anche per paesi come Cile, Finlandia e Maldive, tuttora impreparati a gestire questo genere di minaccia.