E’ attivo dal 1987, ha salvato migliaia e migliaia di bambini dasparizioni, violenze e terrore. Nonostante un così ricco curriculum, il Telefono Azzurro rischia di chiudere per mancato sovvenzionamento.
Una feroce lotta contro le sparizioni dei bambini attraverso quel numero unico europeo che è conosciuto da tutti, ormai: 116.000. Non è abbastanza, evidentemente, per la Commissione Europea guidata da Juncker. Da febbraio il Telefono Azzurro è senza soldi. Eppure i casi sono purtroppo attuali. Parla Ernesto Caffo, presidente dell’istituto: “ogni anno nel mondo spariscono 8 milioni di bambini; in Europa 270 mila, cioè uno ogni due minuti in Italia dal maggio 2009 ad aprile 2015 il numero 116.000 ha gestito 610 casi di bambini spariti. Nel 38% dei casi si trattava di fughe da casa, nel 31% di fughe da istituti, nel 10% di sottrazioni internazionali, nel 6% di minori stranieri non accompagnati”. Numeri consistenti quelli che contrasta il Telefono Azzurro. Basti pensare che solo nell’anno passato in Europa sono stati 6.119 i casi di bambini scomparsi. Quello che fa il 116.000 è oggettivamente un “servizio essenziale”, spiega Caffo.
Il funzionamento del 116.000 è così spiegato dal quotidiano La Stampa: “il suo compito è quello di rispondere 24h su 24 alle segnalazioni provenienti dal territorio nazionale relativamente a situazioni di scomparsa di minori e supportare le indagini delle autorità competenti attraverso accordi e procedure operative che Telefono Azzurro ha definito e condiviso con le Forze di Polizia. Una volta raccolte le informazioni necessarie, una banca dati con l’indicazione delle Forze di Polizia competenti territorialmente consente di inoltrare tempestivamente le segnalazioni ricevute ai nodi competenti a livello locale della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri attraverso un contatto telefonico e un messaggio di posta elettronica che parte in automatico dopo la compilazione della scheda informatizzata di raccolta dati”.
Come salvare il Telefono azzurro, oggi? Il nodo è puramente politico. Da una parte la Commissione Europea, che ha tagliato i fondi, dall’altra i Governi nazionali, che sono intervenuti in via suppletiva per salvare l’onlus ed hanno introdotto sovvenzioni proprie. Quasi tutti gli esecutivi del vecchio continente. Quasi tutti, tranne l’Italia.
Daniele Errera