Dopo tanti dubbi legati all’emergenza sanitaria, domenica 14 febbraio dalle 9 alle 21, si terranno le elezioni in Catalogna per il rinnovo del Parlamento. L’ipotesi di un rinvio a maggio della tornata elettorale aveva visto favorevoli sia i partiti separatisti che quelli conservatori, in un’alleanza molto rara. Unico partito contrario al rinvio è stato il Partito Socialista Catalano: forza politica che rappresenta il vero punto di riferimento degli anti-indipendentisti, dopo il crollo di consensi di Ciutadans. La situazione pandemica potrebbe mettere a serio rischio l’affluenza.
Precedenti elezioni
Il 27 ottobre 2017 il presidente del governo Mariano Rajoy ha annunciato, assieme alla rimozione di Carles Puigdemont della carica di Presidente della Generalitat, quella di tutti i membri governativi catalani, lo scioglimento del parlamento della Catalogna e le conseguenti elezioni anticipate. La data scelta per la tornata elettorale fu quella di giovedì 21 dicembre.
La decisione avvenne dopo il voto favorevole del Senato spagnolo alle misure per l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola nella comunità autonoma della Catalogna, a causa della dichiarazione unilaterale di indipendenza.
In tali elezioni il fronte nazionalista ottenne la maggioranza nel Parlamento catalano (Junts per Catalunya guadagnò 34 deputati, 32 Esquerra Rep. de Catalunya ed il CUP invece 4), nonostante Ciutadans avesse vinto le elezioni regionali in Catalogna con 37 deputati.
I CANDIDATI
Ciutadans – Partido de la Ciudadanía (C’s): Capolista: Carlos Carrizosa, n°2: Ana María Grau
Ciutadans è stata la prima forza politica alle elezioni del 2017 con i suoi 36 deputati, l’obiettivo del Partito è quello di catturare l’elettorato anti-separatista.
Junts per Catalunya (JuntsxCat): Capolista: Carles Puigdemont; N. 2, Laura Borràs
In esilio a Bruxelles, Carles Puigdemont ha deciso, all’ultimo momento, di essere in testa alla lista dei Junts per aiutare la numero due in lista, Laura Borràs, a diventare presidente della Generalitat. Borràs è stata eletta a stragrande maggioranza durante le primarie. La scelta di includere Puigdemont come capo della lista è dovuta al suo grande seguito nell’elettorato.
Esquerra Republicana de Catalunya (ERC): Capolista: Pere Aragonès, n°2: Laura Vilagrà
Pere Aragonès, attuale presidente ad interim della Generalitat (a seguito della sentenza della Corte Suprema spagnola che ha inabilitato, per disobbedienza, Quim Torra da tutte le cariche pubbliche), si trova per la prima come capolista del suo partito.
Partit dels Socialistes de Catalunya (PSC): Capolista: Salvador Illa, n° 2: Eva Granados
La nomina dell’ex ministro della salute a capolista dei socialisti catalano sembra aver dato una marcia in più alla campagna elettorale del Partito. Accanto all’ex ministro compare la figura di Eva Granados con più di dieci anni di esperienza come deputata e una lunga carriera nel PSC. Salvador Illa si è rivolto a coloro che hanno sostenuto Ciudadanos in cerca di un “cambiamento” nelle elezioni del 2017 e ha chiesto loro di concentrare il voto “utile” nel PSC perché i socialisti non li “abbandoneranno”. Inoltre, ha dichiarato che i voti che andranno ai socialisti “non cadranno nel vuoto”.
En Comú Podem: Capolista: Jéssica Albiach, n°2: Joan Carles Gallego
Per En Comú Podem, di ideologia socialista e democratica, la capolista sarà Jéssica Albiach, attuale presidente del gruppo parlamentare nel Parlamento della Catalogna.
Candidatura d’Unitat Popular (CUP): Capolista: Dolors Sabater, n° 2: Carles Riera
L’ex sindaco di Badalona, Dolors Sabater, sarà la capolista del partito di sinistra radicale antimonarchico e antispagnolo. Il CUP si autodefinisce come “un’organizzazione politica che lavora per un Paese che è indipendente, socialista, ecologicamente sostenibile e libero dal dominio del patriarcato”.
Partit Popular Català (PP): Capolista: Alejandro Fernández, n°2: Lorena Roldán
Il Partito Popolare aspira ad essere un chiaro riferimento del blocco costituzionalista e ad aggiungere deputati ai quattro con cui rimase nel 2017 quando Ciudadanos fece irruzione in Parlamento. La caduta di Ciutadans potrebbe generare un aumento dei voti per i popolari catalani, però c’è l’incognita di VOX. Fernández è stato deputato al Congresso dal 2011 al 2015.
Partit Democrata Europeu Català (PDeCAT). Capolista: Ángels Chacón, n°2: Joana Ortega
La candidatura di PDeCAT è il risultato della definitiva scissione tra le due anime che convivevano sotto il marchio Junts per Catalunya, la più radicale che Puigdemont e Laura Borràs personalizzano e la più pragmatica di chi non nega un confronto a Madrid.
VOX. Capolista: Ignacio Garriga. N°2: Antonio Gallego
Il deputato spagnolo Ignacio Garriga è il capo della lista del partito di estrema destra guidato da Santiago Abascal. Il partito VOX, che nei suoi principi politici nega le comunità autonome ed è favorevole alla loro soppressione, giustifica la sua presentazione alle elezioni nella sua volontà di fratturare il dominio delle forze indipendentiste.
Partit Nacionalista de Catalunya (PNC): Capolista: Marta Pascal, n°2: Rosa Maria Orriols
Il partito vuole occupare lo spazio di un centro liberale abbandonato dal CiU, lavorando con persone di tutte le sfere politiche e sociali per formare un progetto catalanista nazionalista, liberale, europeo, moderato e pattista, con il PNB basco come modello politico. Contrari all’unilateralismo, non escludono l’indipendenza, scommettendo sul recupero dello statuto reciso e sul raggiungimento dei più alti livelli possibili di autogoverno. Si sono opposti alla detenzione di politici indipendentisti. L’ideologo della piattaforma ha sottolineato che si tratta di un movimento “trasversale, ideologicamente plurale” che vuole “lavorare per fare proposte per il Paese”.
Programmi elettorali
Ciutadans – Partido de la Ciudadanía (C’s)
Tra le principali proposte della formazione arancione ci sono quella di effettuare un audit in Generalitat, aumentare gli investimenti nella salute, promuovere l’istruzione trilingue e più aiuti a lavoratori, famiglie, PMI e lavoratori autonomi. Inoltre, sostiene un generale abbassamento delle tasse per le classi medie e la riduzione del numero dei ministeri. Ciutadans sostiene “la convivenza” tra la Catalogna ed il governo di Madrid, nonché si oppongono alla concessione della grazia ai politici separatisti condannati per sedizione, appropriazione indebita e disobbedienza poiché “nessuno è al di sopra della legge”.
Inoltre, sostengono di impedire a coloro che sono stati condannati per il referendum del 2017 o coloro che sono fuggiti all’estero di potersi candidare alle elezioni, anche se sono stati graziati. Nella congiuntura di questa pandemia, oltre a promettere che commissionerà un “rapporto di valutazione esterno, tecnico e indipendente della gestione dell’emergenza sanitaria in Catalogna”, Ciutadans sostiene anche la fine della precarietà del lavoro del personale sanitario.
Junts per Catalunya (JuntsxCat)
Junts per Catalunya (JxCAT) ha già un programma elettorale dopo aver presentato il 1 ° febbraio un documento con le “50 misure principali per un governo forte ed efficiente”: tra questi “una nuova forma di gestione della pandemia del covid-19” e “ottenere una legge di amnistia per quasi 3000 persone represse in Catalogna” per motivi politici, come il referendum illegale per l’autodeterminazione che si è svolto nel 2017.
Firmato congiuntamente con l’ex presidente Carles Puigdemont, Borràs difende nel programma “una nuova fase” del processo di indipendenza dal voto del 14 febbraio in cui le cose si faranno “diversamente e meglio”, distinguendo bene il ruolo delle istituzioni autonome e il Consiglio per la Repubblica per invertire “i limiti delle istituzioni catalane” che si sono rivelati con l’applicazione del 155.
Se in queste elezioni ci sarà una sufficiente maggioranza indipendentista, con il 50% dei voti espressi, lo schieramento politico si impegna a riattivare, con l’aiuto delle altre forze sovraniste, la dichiarazione unilaterale di indipendenza, firmata e votata dal Parlamento il 27 ottobre 2017.
Se questa congiuntura si verificasse nei risultati elettorali, Jxcat si augura che il governo spagnolo non abbia più scuse e apra un processo negoziale “reale” per risolvere il conflitto con la Catalogna per “vie democratiche”. In questo senso, inoltre, Laura Borràs dichiara che ci deve essere una serie di requisiti per quel processo negoziale. Innanzitutto, che le due parti si riconoscano come soggetti politici che si rispettano come interlocutori validi, che vi sia un’amnistia immediata per porre fine alla “repressione” affinché il negoziato possa svolgersi in condizioni di parità e, infine, che vi sia un mediatore internazionale. Nonché la richiesta agli organismi europei di ottenere un referendum “concordato e vincolante”.
Un’altra delle principali promesse elettorali di Junts per la Catalunya consiste nell’ “organizzare la Generalitat in una nuova struttura che risponda alle sfide attuali” potenziando, ad esempio, le aree di emergenza climatica, femminismo o il mondo rurale. Sul piano economico, la formazione di Laura Borràs punta a creare una Banca nazionale della Catalogna.
Esquerra Republicana de Catalunya (ERC)
Sul tema “indipendentista”, l’atteggiamento dell’ERC è più moderato rispetto ad Junts: propone un referendum concordato con lo Stato, anche se non esclude la via unilaterale se il Governo mantenesse il suo rifiuto. I repubblicani stabiliscono cinque linee guida nel loro programma elettorale per raggiungere il loro obiettivo: superare il 50% dei voti indipendentisti il 14 febbraio e nelle elezioni successive; tessere grandi alleanze attorno ai grandi consensi della società “per costringere lo Stato a risolvere democraticamente il conflitto e ad accettare l’amnistia e il referendum”; cercare il sostegno internazionale per spiegare la causa dell’indipendenza e sfruttare tutti gli strumenti esistenti per migliorare la vita della popolazione.
Uno degli assi principali del programma è la “ricostruzione economica e sociale” mentre l’indipendentismo si rafforza. In particolare, l’ERC propone la prosecuzione del piano per la ripresa economica e sociale dopo la pandemia, approvato la scorsa estate dalla Generalitat, e chiede l’istituzione di un’Agenzia tributaria della Catalogna in grado di gestire tutte le imposte. Inoltre, è necessario creare una banca pubblica, oltre a un fondo pubblico privato che consenta al governo di investire e assumere partecipazioni azionarie in imprese che hanno il potenziale per realizzare progetti strategici.
Le parti sociali
Per quanto riguarda le politiche sociali, ERC punta a rafforzare l’assistenza primaria dei servizi sociali con un piano di trasformazione digitale di 7,7 milioni di euro. Al Parlamento chiede inoltre di promuovere un nuovo modello di assistenza sanitaria e sociale integrata e di aumentare il finanziamento del sistema sanitario. Per quanto riguarda l’istruzione, si propone un piano di digitalizzazione e, a livello universitario, un sistema di prezzi e di borse di studio non discriminatorio, che tenda alla gratuità.
Inoltre, nel programma si promette la creazione di un Conselleria de Igualdad y Feminismos che permetta di elevare le politiche di parità affinché le politiche pubbliche “nella lotta contro la principale causa di discriminazione in tutto il mondo” siano trasversali e accompagnate dalla dotazione di bilancio necessaria. Un altro dei punti principali è la lotta contro il cambiamento climatico, sfida per la quale si ritiene necessario un patto nazionale per la transizione energetica “a chilometro zero, democratico e privo di oligopoli”.
Partit dels Socialistes de Catalunya (PSC)
Il Partito socialista catalano propone una governance federale dai quartieri, dai villaggi e dalle città alle organizzazioni globali, passando per la Generalitat della Catalogna, il governo spagnolo e le istituzioni europee”. In altre parole, la co-governance alla quale il Premier spagnolo, Pedro Sánchez, si è riferito in più occasioni per fronteggiare la pandemia. Tra le altre misure, si propone di creare una tesoreria federale, rivedere il sistema di finanziamento regionale e gli investimenti statali in infrastrutture strategiche, nonché approvare una legge che riconosca la pluralità linguistica della Spagna.
A livello economico, viene proposta anche una co-governance che garantisca il funzionamento delle istituzioni del lavoro e l’uso efficiente delle risorse. Altre proposte sono l’avvio di un piano di sostegno per le imprese dell’economia sociale più colpite dalla crisi covid-19 e lo sviluppo di un piano per l’inclusione e la coesione sociale in Catalogna.
En Comú Podem (ECP)
Il rafforzamento della salute pubblica è uno dei punti di forza del programma Together We Can per queste elezioni parlamentari. I commons propongono anche uno scudo sociale per affrontare gli effetti della crisi del coronavirus, un orizzonte verde e femminista e la ricostruzione del Paese con la prospettiva di una repubblica federale multinazionale. Oltre a ciò, garantire l’accesso universale al sistema sanitario a tutte le persone che vivono in Catalogna.
Candidatura d’Unitat Popular (CUP)
Tra le principali proposte del partito anticapitalista vi è un “confronto democratico per l’indipendenza” nonché un piano nazionale per referendum e amnistia e un l’introduzione del reddito di base universale di 735 euro al mese.
Partit Popular Català (PP)
I popolari catalani si impegnano a dare priorità e rafforzare le cure primarie nei centri e ridurre la lista di attesa dei pazienti attraverso un crash plan che garantisca un tempo massimo. Allo stesso modo, assicurano di concentrarsi sul recupero delle cure mediche paralizzate durante la pandemia, “soprattutto per i pazienti cronicamente malati”, migliorando il piano di shock sanitario post COVID-19 e proteggendo il personale sanitario e i pazienti di fronte alla terza ondata di Coronavirus e i suoi possibili rischi in futuro stabilendo nuovi meccanismi per la fornitura di materiali e attrezzature sanitarie. Infine, si propongono di “nobilitare” le condizioni contrattuali e retributive degli operatori sanitari, con particolare riguardo ai più giovani ea coloro che si trovano in un periodo di formazione specialistica.
Il partito si dichiara favorevole alla ‘Coesistenza’, come la “normalizzazione” della presenza dello Stato e dei simboli nazionali in Catalogna o l’abrogazione delle multe linguistiche che discriminano coloro che etichettano in spagnolo. Mentre in materia di ‘Sicurezza’, i popolari si impegnano a promuovere una migliore comunicazione e coordinamento tra i Mossos d’Esquadra e le autorità locali.
Partit Democrata Europeu Català (PDeCAT)
Il Pdecat di Àngels Chacón ritiene che la priorità sia quella di aprire spazi di dialogo per discutere lo svolgimento di un “referendum concordato e riconosciuto a livello internazionale”, oltre alla grazia per i politici condannati dal referendum del 2017.
VOX
Il partito di estrema destra propone di “apportare le modifiche legislative necessarie all’espulsione immediata degli immigrati clandestini” e di “abolire i sussidi agli immigrati in situazione irregolare”, nonché di “tagliare ogni tipo di finanziamento pubblico alle ONG”, entità a cui il partito considera “collaboratori nella tratta di esseri umani”. In questo senso, il partito sottolinea la sua crociata contro i minori stranieri non accompagnati, i cosiddetti menas, e chiede la chiusura delle “moschee fondamentaliste”. Propone inoltre di “espellere gli imam che propagano integrità, denigrazione delle donne o jihad” e di porre fine a tutti i tipi di sussidi pubblici agli immigrati che considera illegali.
VOX e l’indipendenza
L’altro asse del suo piano è il confronto con il movimento indipendentista. Vox rivendica la capacità di “fermare il colpo di stato” che a suo avviso continua ad essere “attivo” in Catalogna. Più specificamente, si è impegnata a denunciare Quim Torra “e il resto dei golpisti per i loro crimini contro l’unità della nazione” della Generalitat. Il resto dei punti del piano ruotano attorno allo stesso tema, attribuendo alla “sinistra e al separatismo” la caduta dell’industria, un “saccheggio fiscale” e “l’indottrinamento” che, si dice, avvenga in televisione e nella scuola pubblica. In materia economica, le soluzioni proposte da Vox riguardano l’arresto della chiusura delle aziende e la protezione dei prodotti spagnoli contro “l’ingresso illegale di prodotti stranieri”. In campo fiscale auspica una drastica riduzione di tutte le tasse, compresa quella sul reddito delle persone fisiche. Il principale scopo educativo è “porre fine all’immersione linguistica che utilizza il catalano come metodo di indottrinamento”. A questo proposito, si impegna anche a chiudere TV3, Diplocat ed eliminare i sussidi alle organizzazioni di indipendenza.
Sistema elettorale
Lo Statuto di autonomia della Catalogna del 2006 prevede che i membri del Parlamento della Catalogna siano eletti a suffragio universale, libero, uguale, diretto e segreto. I parlamentari sono eletti mediante scrutinio proporzionale plurinominale con liste chiuse in ogni circoscrizione elettorale. Lo statuto specifica che il Parlamento deve essere composto da un minimo di 100 deputati e da un massimo di 150. La sua composizione attuale è di 135 deputati.
Le circoscrizioni elettorali del Parlamento della Catalogna corrispondono alle quattro province della Catalogna. La circoscrizione elettorale di Barcellona è composta da 85 parlamentari, quella di Tarragona da 18, quella di Gerona da 17 e quella di Lérida da 15. L’assegnazione dei seggi alle liste elettorali avviene tramite il sistema D’Hondt, come previsto dalla Legge Organica del Regime Elettorale Generale (LOREG). Il sistema D’Hondt è un metodo matematico per la ripartizione dei seggi di ogni circoscrizione in misura approssimativamente proporzionale alla loro percentuale di voti.
Hanno diritto a un seggio solo le liste che superano la soglia del 3% dei voti validi in ciascuna circoscrizione.
Sondaggi
Secondo i sondaggi è un testa a testa tra i socialisti catalani (tra i 18% ed il 24%), gli indipendentisti di Junts per Catalunya (tra il 18% ed il 21%) ed Esquerra Republicana de Catalunya (dato tra il 19% ed il 24%). Le grandi novità di questa tornata elettorale sono rappresentante dall’ingresso nel parlamento catalano del partito di estrema destra, VOX, con 6/10 membri, ed dal crollo di consensi del partito filo-unionista di Ciutandas, che passerà dal 36 a 13/15.