Mai accontentarsi di quello che si pensa, o di quello che pensano gli altri: tutte le volte in cui è possibile, è giusto dare la parola a chi ha plasmato fatti, idee, immagini. Vale anche e a maggior ragione per il simbolo di Possibile, il progetto politico di Giuseppe Civati: a raccontare il logo, come punto di arrivo di un percorso di riflessione e traduzione grafica, è proprio Federico Dolce, autore del logo con Marianna Zanetta (insieme hanno fondato il Vixen Studio a Torino) e da tempo impegnato nel progetto legato a Civati. Dolce ha accettato di dare la sua “interpretazione autentica”, che volentieri è ospitata qui.
Dolce, qual è il senso della grafica che avete adottato? Che obiettivo vi siete dati? L’obiettivo è ovviamente quello di voltare pagina rispetto ai vecchi simboli della Prima Repubblica (che sono sopravvissuti fino a noi in terribili mutazioni e richiami a matrioska) e quelli impersonali e “normalizzanti” della seconda repubblica (PD, FI). Volevamo osare e l’abbiamo fatto ricorrendo a due fondamenti sui cui poggia il simbolo: la semplicità e la freschezza della novità.
Partiamo dalla semplicità. La semplicità in tutta la sua forza e iconicità è rappresentata dal carattere “=”. Il perchè della scelta è presto detto: non sono molti i simboli in grado di fondere immediatezza e semplicità di un logo design moderno e buona parte dei nostri valori: uguali diritti, uguali possibilità. Per quanto controverso l’universalità del suo messaggio è tale e di tale potenza da non avere pari.
E la novità invece? Quella sta nel colore, che incarna la freschezza del moderno, di un’epoca nuova in cui il rosa non è più schiavo della retorica sessista che lo vuole colore “femminile”: un colore lampone pastello che è al contempo moderno e agée, che non dimentica l’origine ma vuole al contempo incarnare la nuova esperienza che va a nascere. La forma in cui il colore e l’uguale sono inseriti invece è meno nuova, anche se obbligata… Diciamo che la forma circolare ha carattere principalmente pragmatico. Sia in termini di scheda elettorale che di declinazione nelle varie forme che la comunicazione politica va a richiedere.
Cosa vi era stato chiesto quando vi è stato commissionato il lavoro? Beh, collaboriamo come parte integrante del progetto da ormai due anni, quindi “commissionare il lavoro” è forse un termine improprio.
D’accordo; allora, che idea c’era alla base di questo emblema, di queste grafiche? Ci siamo riuniti un paio di mesi fa e ci siamo detti che era il momento di immaginare lo step successivo, dal punto di vista comunicativo intendo, in coerenza con la nostra mission che conosciamo da sempre. Questo perchè fino ad oggi le nostre grafiche si sono rinnovate ogni anno perchè erano strettamente legate agli happening estivi, i politicamp. era arrivato il momento di darsi un’identità forte e propria.
Quindi non c’è stato un elemento nuovo, un’idea di svolta… I caratteri di semplicità e novità volevano essere nella nostra mission da parecchio tempo, era arrivata solo l’ora di esplicitarli in maniera forte.
Parlava prima di una collaborazione di lunga data al progetto di Civati: come ne siete diventati parte? Io ho conosciuto Pippo nel 2012: ricordo che lo criticai su Twitter per una campagna che aveva in atto. Lui, a differenza di molti, mi rispose: io, a differenza di molti, lo ascoltai.
Un inizio non proprio ordinario insomma…Da lì è nata una collaborazione sempre più forte, dapprima su temi economici – sono laureato in scienze politiche, passione per la comunicazione informatica da più di 15 anni – quindi un supporto sempre più importante, mentre il gruppo cresceva sempre di più, sul lato IT e comunicazione su web.
Tornando al simbolo: è nato con l’uguale o c’è stata un’evoluzione? E’ stato un processo quasi tutto mentale e su carta, non su computer. Naturalmente ci sono state le due classiche fasi. La prima ha portato fino alla scelta del “=” come punto fermo: ciò ha comportato la prova e lo scartare di diversi altri simboli (rielaborazione della rosa, simboli ambientalisti, combinazioni…) Il tutto, poi, è stato affinato, nella forma, nel colore e negli spazi.
Qual è stata la reazione di Civati a simbolo finito? Pippo in realtà ha partecipato in maniera molto attiva a tutte le fasi della creatività, era sicuramente molto soddisfatto del risultato.
Dal blog I simboli della discordia di Gabriele Maestri