Un flop clamoroso. E’ quello che riguarda i dati riferiti alla messa in atto del considdetto anticipo del Tfr in busta paga, diffusi dalla Fondazione Consulenti del Lavoro, che ha preso in analisi circa un milione di posizioni lavorative. Tra questi, sono solo 567 i dipendenti che hanno chiesto all’azienda l’anticipo – come previsto dalle disposizioni entrate in vigore ad aprile – vale a dire meno dello 0.1% del totale.
La nuova norma prevede, dal 3 aprile, la possibilità di chiedere la liquidazione del tfr in busta paga sino al giugno 2018, valida a partire dal mese successivo alla presentazione della domanda. Ma secondo i calcoli della Fondazione dei consulenti del lavoro, la norma favorirebbe solo le fasce più basse di reddito, in quanto il prelievo fiscale sull’anticipo del tfr è a tassazione ordinaria, mentre per quelli che guadagnano più di 15.000 euro subirebbero un aggravio sino a 569 euro l’anno. Da un’intervista a un campione significativo di coloro che hanno deciso di non usufruire della norma, il 60% ha ammesso di aver rinunciato proprio a causa della tassazione.
Tfr in busta paga, un flop
Secondo i consulenti – che sottolineano come l’analisi effettuata riguardi al momento solo le grandi imprese, con più di 500 dipendenti – i lavoratori richiedenti sono per il 75% residenti nel Centro Nord e il 25% al Sud. Riguardo ai settori di appartenenza, quasi la metà lavora nel terziario, mentre uno su quattro nell’industria. La metà dei richiedenti ha un reddito sino a 30 mila euro annui. Nei prossimi giorni l’analisi si sposterà sulle micro imprese.