“Non fingo che i problemi non esistano e il linguaggio di queste ore mi ha turbato. Quando si descrive un compagno di partito come un nemico impegnato a vendicarsi di qualcosa si rende complicata ogni convivenza“. Lo afferma in un’intervista alla Stampa Gianni Cuperlo, esponente della minoranza Pd, commentando il clima interno al partito in riferimento al caso scoppiato dopo le “liste proscrizione” pubblicate dalla presidente dell’Antimafia Rosy Bindi.
“Io la campagna elettorale l’ho fatta come sempre e ho girato l’Italia cercando di spiegare le ragioni di un voto al Pd da sinistra. Non cerco e non voglio scissioni. Lavoro per un partito che riscopra il gusto del rispetto verso l’altro. Bisogna fare una riflessione seria sul merito e sulla tempistica” sul lavoro della Commissione Antimafia sui cosiddetti impresentabili, aggiunge.
Tuttavia “comunque la si pensi alcune espressioni rivolte alla presidente Bindi sono sbagliate e irricevibili”. Cuperlo ribadisce che “la politica ha un compito vitale: deve smettere di usare la magistratura come scudo o alibi per le proprie responsabilità. Non tutto ciò che è inopportuno sul piano politico ha per forza un rilievo penale e tocca ai partiti riscoprire questa loro vocazione e autonomia di giudizio e prevenzione”.
La replica di Guerini
Il vicesegretario di Pd Lorenzo Guerini si dice “ottimista” sull’esito delle regionali nonostante il candidato in Campania De Luca si rientrato nella lista stilata dalla Commissione Antimafia. Ma, afferma intervistato da La Stampa, “credo dovremmo concentrarci sul merito: aver immaginato da parte di alcuni di costruire rivincite interne al partito non è stato certo utile alla causa. Ci sarà molto da decidere sulle modalità con cui si sta insieme e sulla lealtà. Nessuna rappresaglia, ma è giunto il momento di guardarci negli occhi...”.
Non è un invito ad uscire dal Pd, chiarisce, ma “ad essere coerenti con l’appartenenza ad una medesima comunità politica. Non è oltremodo tollerabile che nei momenti clou ci sia chi non vota le riforme chiave, chi lavora per mettere in difficoltà il partito; o chi addirittura come Fassina voterebbe per i candidati avversari. Così non può funzionare. Credo – dice – che la gestione di questo passaggio da parte della commissione” presieduta da Rosy Bindi “sia stata pasticciata, con modalità poco chiare fino in fondo anche a detta degli stessi componenti. Che senso ha questa pronuncia su De Luca, citato per un fatto del 1998, non ancora andato in dibattimento? Se il reato si fosse estinto con la prescrizione cui lui ha rinunciato non sarebbe entrato nella lista degli impresentabili e questo dice tutto”.