Nigeria: terremoto nell’esercito
Nigeria: oltre 200 militari licenziati ed altri 4500 in procinto di ricevere lo stesso trattamento e 66 soldati condannati a morte per essersi rifiutati di combattere contro Boko Haram.
Nigeria: terremoto nell’esercito
È il terremoto che in questi giorni sta scuotendo l’esercito nigeriano, considerato colpevole di aver messo in campo un’azione inefficace nei confronti del fondamentalismo islamico targato Boko Haram. A rivelarlo è la Bbc che cita le testimonianze di diversi soldati dell’esercito nigeriano.
Secondo quanto dichiarato da questi testimoni, la giustificazione per il licenziamento sarebbe da ricondurre ad uno scarso rendimento e ad un atteggiamento di “vigliaccheria” nei confronti della lotta all’avanzata jihadista.
Buona parte dei licenziamenti sarebbero dovuti all’insuccesso dell’esercito a Mubi, una delle città più importanti dello stato di Adamawa uno dei tre Stati del nord-est della Nigeria posti maggiormente sotto assedio dalle milizie jihadiste.
Gli intervistati, però, si difendono, dichiarando di aver semplicemente eseguito gli ordini lanciati dal comando, che aveva ordinato alle truppe di ritirarsi dalla zona a causa della mancanza di un equipaggiamento adeguato. Secondo le accuse invece ci sarebbero prove evidenti dell’atteggiamento “codardo” assunto dai soldati.
Di fatto in Nigeria sull’atteggiamento dell’esercito contro Boko Haram si è giocata una parte importante della campagna elettorale. Le principali accuse al presidente uscente Goodluck Jonathan erano proprio quelle di non essere stato in grado di fermare le conquiste territoriali e lo spargimento del terrore da parte di Boko Haram.
Nigeria: prevale la linea di Buhari
In effetti l’esercito ha brillato per incapacità. Strano perché i militari nigeriani sono considerati preparati, addirittura fin troppo dato che in molti casi sono stati accusati, giustamente, di avere usato metodi inadeguati, da violazione dei diritti umani, anche contro i civili.
Ciò che è accaduto però è qualcosa di più torpido. Effettivamente i soldati mandati a combattere Boko Haram non erano equipaggiati bene, non avevano armi e comandanti adeguati, e non avevano informazioni e ordini corretti. Perchè mai?
Nei tempi di cui si parla la campagna elettorale tra Jonathan e Buhari era in pieno corso. Se l’esercito avesse conseguito le vittorie che Jonathan aveva promesso probabilmente i consensi per il suo rivale non sarebbero stati così diffusi anche al sud del paese. La Nigeria è una nazione federale, un paese complesso, burocratico e corrotto. Difficile da governare, soprattutto in quei meandri cruciali, come le Forze Armate, che fondano le catene di comando spesso sulla corruzione o sulla elargizione e restituzione di favori.
Probabilmente all’interno dell’esercito ha prevalso la linea che voleva vincesse Buhari, ex militare, ex golpista, uomo del nord. E non Jonathan, civile, uomo del sud e di religione cristiana. Così può essere stato un gioco da ragazzi non equipaggiare i militari, mandare a combattere i meno adatti, fornire loro ordini e regole di ingaggio inadeguate.
Tutto ciò non assolve Jonathan ma spiega alcuni avvenimenti strani e una dinamica che sembrava effettivamente una messa in scena. Come tutto ciò non assolve il presidente precedente, non accusa nemmeno il presidente vincente, Buhari. Che ora però deve dimostrare di essere vincente, anche contro Boko Haram.