Anche questo è il ciclismo
Ci siamo andati vicini. La maglia iridata era lì, alla portata dei colori azzurri. Ma il destino ha deciso che il mondiale non sarebbe dovuto tornare in Italia, undici anni dopo la sparata di Alessandro Ballan per le strade di Varese, ultimo nostro corridore a vestirsi di arcobaleno.
Dopo una giornata intera trascorsa follemente, l’oro mondiale se lo è portato a casa Mads Pedersen davanti a Matteo Trentin. Un argento amarissimo per il corridore trentino e per tutto il nostro paese, che stavolta si sentiva sicuro al 99% di conquistare l’intera posta in palio.
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Nel ciclismo si decide tutto sulla linea d’arrivo
Quasi 300 km trascorsi sotto la pioggia incessante dello Yorkshire, regione inglese che resterà a lungo nelle menti dei tifosi delle ruote a pedali di tutto il mondo. È venuta fuori una corsa epica, al limite delle possibilità umane, che ha visto infine andare in porto una mini fuga di prima quattro, poi tre corridori.
L’Italia amante del ciclismo è rimasta incollata agli schermi pronta a festeggiare, ma come detto non doveva essere la nostra giornata. Trentin, Pedersen e Kung sono stati coloro che hanno portato a termine l’attacco decisivo, con il nostro portacolori che in quella situazione, sulla carta, era il favoritissimo per il successo. La crisi che ha colpito Mathieu Van Der Poel poco dopo il suono della campana che ha dato il via all’ultimo giro del circuito finale sembrava aver apparecchiato la vittoria mondiale al Belpaese. Gli ultimi chilometri li abbiamo vissuti sul filo del rasoio, con sentimenti contrastanti ma una sicurezza che raramente si può sentire in gare del genere.
Ma dopo una giornata passata completamente sotto la pioggia autunnale inglese era lecito potersi aspettare di tutto. E l’inaspettato si è puntualmente reso protagonista principale. Mads Pedersen, corridore danese classe ’95, ha ribaltato ogni pronostico possibile ed immaginabile sfrecciando per primo sul traguardo conclusivo, dando l’ennesima riprova che nel ciclismo è meglio aspettare soltanto la fine prima di festeggiare.
La volata a tre lo ha visto sverniciare il nostro Trentin e ha di conseguenza spazzato via i nostri sogni di gloria. Forse una cambiata sbagliata, o più semplicemente le gambe hanno smesso di girare nel momento clou togliendoci di mano un mondiale che, lo ripetiamo, sentivamo già nostro da quando Van Der Poel si è piantato di botto e inaspettatamente. E pensare che lo stesso Pedersen, poco dopo, si era staccato di qualche metro, dando per qualche istante la sensazione non potercela fare.
Questa è stata semplicemente l’ennesima lezione del ciclismo, sport nel quale nulla è mai deciso fino all’ultimo centimetro di corsa. La nostra buonissima spedizione inglese è terminata con un argento che fa male ma che ci deve dare morale in vista degli appuntamenti futuri, avendo dimostrato ampiamente di poterci giocare l’intero bottino.
Per concludere, è giusto ringraziare la Nazionale Italiana per aver svolto un lavoro eccezionale per tutto il giorno con ogni interprete e Matteo Trentin per averci regalato una medaglia che, anch’essa, mancava proprio da Varese 2008.