Il Corriere ha raccolto i voti ai principali partiti alle diverse elezioni nelle regioni in cui si è votato domenica, e quindi l’altalena del consenso in base al diverso clima politico.
Elezioni regionali al Nord: male il PD e Forza Italia in Liguria e Veneto
Partendo dal Nord osserviamo come 2010 e 2015 siano poco paragonabili per la presenza quest’anno di un grande numero di liste civiche che i partiti, sentendosi più deboli, soprattutto a destra, hanno voluto inserire nelle coalizioni.
Il voto ai partiti più grossi, ovvero PD e Forza Italia, risulta in calo.
In particolare in Liguria è Forza Italia a raggiungere il proprio minimo, dopo il lento calo dal 2013, e ormai ha meno della metà dei voti del PDL del 2010.
Il PD qui però è il partito che forse più stupisce, perchè in piena era Renzi perde la regione e scende al minimo, al di sotto dei livelli dell’era Bersani. Sappiamo i motivi, la candidatura Paita, lo strappo di Cofferati e della sinistra PD, ma è comunque uno degli eventi più importanti di queste elezioni.
E’ la Lega Nord che invece fa il botto, quadruplicando rispetto alle elezioni, e superando il 20%, il doppio anche rispetto al 10%.
Il M5S ottiene il risultato migliore in Italia, confermandosi una realtà importantissima, ma è in calo rispetto agi ottimi risultati del 2013 e 2014
In Veneto si ripetono le dinamiche di PD e Forza Italia, che sprofondano ancora di più, ottenendo meno della metà dei voti, rispetto alle europee 2014. Naturalmente conta la presenza di liste civiche dei candidati, per esempio di Zaia, ma il 16,7% e il 6% raggiunti da PD e Forza italia in un’elezione con un tasso di partecipazione così basso riflettono comunque una disaffezione notevole.
La Lega Nord sale rispetto alle elezioni nazionali del 2013 e 2014, ma ottiene a causa della lista personale di Zaia la metà dei voti del 2010, l’anno del suo primo trionfo.
Il M5S come in Liguria cala, ma in modo più accentuato probabilmente rispetto al 2013, quando aveva più del doppio dei voti attuali, aveva assorbito molti voti di protesta che ora sono tornati alla Lega Nord
Elezioni regionali al Centro: Resiste il PD, sfonda la Lega Nord
3 regioni su 7 al voto, Toscana, Umbria e Marche, erano regioni centrali. Destinate al PD quasi per diritto divino.
In realtà in Umbria la vittoria del centrosinistra è stata marginale, come non era mai successo. Cosa è accaduto?
In realtà il PD ha confermato le percentuali storiche del 2010, superando il 2013, anche se non ha ripetuto l’exploit renziano delle europee 2014, perdendo ben il 13% rispetto ad allora. Un PD tornato anche qui alla normalità pre-Renzi insomma, sena trionfi nè crolli.
A destra un panorama più movimentato: Forza Italia è solo un’ombra del PDL del 2010, di cui ha solo un quarto dei voti, ma ma ha anche il 6% in meno dei voti delle europee. E’ la Lega Nord che diventa leader del centrodestra, raggiungendo un 14% senza precedenti a queste latitudini.
E’ questo un leitmotiv tipico anche delle altre regioni centrali: anche in Toscana la Lega Nord supera Forza Italia, anche se di poco, mettendo a segno un 16% fenomenale. Qui Forza Italia, grazie all’assenza di significative liste civiche, fa addirittura meglio del 2014, avvicinandosi ai risultati del 2013.
Il vincitore assoluto tuttavia rimane il PD, che nella regione di Renzi, rimane a livelli più alti di quelli della segreteria Bersani, anche se del 10% inferiore ai valori del risultato PD. Continua il declino del M5S
Situazione molto simile nelle Marche: il PD perde il 10% in un anno, ma va meglio che nel 2010 e nel 2013, l’effetto renziano qui non sembra essersi dissolto come al Nord. Anche a destra si ripete il sorpasso della Lega Nord su Forza Italia, complice anche la divisione interna, con due candidati alternativi.
Buono il quasi 19% del M5S, anche se va considerato che le Marche erano una delle regioni più favorevoli ai grillini, dove nel 2013 era stato superato il 30%
Elezioni regionali al Sud: contano i candidati, male il PD
In Campania, dove si è consumata la vicenda De Luca, che non è ancora giunta alla fine, il neo-governatore, che è riuscito a prevalere solo del 2%, ha potuto contare più su liste minori e sulla propria lista civica che sul PD, che è tornato sotto i livelli del periodo Bersani, scendendo sotto il 20%, lontanissimo dal 35% delle europee.
Forza Italia, che qui ha la propria roccaforte, ha un buon risultato contando la lista Caldoro, ma in realtà perde decisamente rispetto anche al 2014 e ancora di più rispetto agli anni precedenti.
Al Sud le liste civiche improvvisate la giocano sempre da padrone e quindi è difficile valutare il voto, ed è per questo che è positivo il 17% del M5S, solo un 6% in meno delle europee del 2014, anche se troppo basso per poter essere realmente competitivo
In Puglia Emiliano non aveva rivali, anche per la divisione tra berlusconiani e fittiani.
A mostrare questa situazione sono i dati dei due principali partiti: PD e Forza Italia. Il primo pareggia il pessimo risultato del 2013, il 15% in meno rispetto alle europee, essendo migrati molti voti verso la lista di Emiliano, che in Puglia ha raccolto un successo legato più alla sua persona che a Renzi. E il più che dimezzamento di Forza Italia, decimato dalla scissione fittiana che ha raccolto più o meno la stessa percentuale.
In questa frammentazione non riesce ad approfittare la Lega, la cui lista Noi con Salvini non va oltre il 2,3%, e neanche il M5S che si ferma al 16%, e non riesce a replicare il voto del 2013 e 2014.