“Per prima cosa dobbiamo ricostruire il Partito Democratico. La suggestione del partito della nazione mi pare superata da queste elezioni”. Con fermezza e convinzione interviene a margine della consultazione elettorale di Domenica 31 Maggio il ministro della Giustizia Andrea Orlando.
In un’intervista al Corriere della Sera Orlando spiega: “oggi l’ obiettivo è costruire un grande soggetto riformista del centrosinistra. Qualche anno fa avrei detto una grande forza del socialismo europeo; oggi è un richiamo non più sufficiente. Il multipolarismo anche in Italia è un dato strutturale”.
Addio partito della nazione? “Io non ci ho mai creduto. L’ ho sempre considerata un’ idea ambigua, addirittura pericolosa. Una forza politica del centrosinistra europeo deve mantenere solide radici, e conquistare una parte dell’ elettorato moderato”.
Orlando su Partito Democratico e voto in Liguria
Riflette poi sul voto ligure; se abbiamo sbagliato candidato? “Il candidato che vince le primarie è il candidato giusto. Ha pesato tantissimo il comportamento sleale di un pezzo del partito. Ma è stato un errore anche aver pensato che le primarie potessero risolvere tutto, dal programma alla coalizione”. Anche in un colloquio con La Stampa Orlando torna sul voto in Liguria: “ho cercato di dare qualche indicazione, molto felpata”, “ma mi sono sentito rispondere ‘fatti i fatti tuoi'”.
Martina: “No a partito che si divide su tutto”
“È chiaro che, al Pd, non serve certo un pensiero unico. Ma non serve neanche un partito tafazziano, che si divide su tutto”. A dirlo è il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, che intervistato dal Messaggero sottolinea: “il Pd deve interpretare fino in fondo la sua sfida unitaria e plurale. Questa leadership è la più forte che abbiamo. E se siamo arrivati a questi risultati, prima alle elezioni europee e ora in questa consultazione nelle regioni e in migliaia di comuni, è anche perchè nel Pd c’è una leadership che è patrimonio di tutto un partito”.
Speranza “Renzi può arrivare a 2018 con Pd unito”
“Il Pd ha i numeri per andare avanti fino al 2018. Spetta a chi guida il partito tenerlo unito e tracciare una linea che risponda alle esigenze del Paese”. Parola di Roberto Speranza, ex capogruppo Pd alla Camera e leader di Area Riformista, che intervistato da Avvenire sottolinea: “Renzi coltivi l’unità del suo partito come una ricchezza. Ci sono stati passaggi decisivi nella storia di questi mesi, come l’elezione del presidente Mattarella, in cui l’unità del partito ci ha resi tutti più forti”.
Rosato: “Non diventerà partito di piazza”
“La logica di Cofferati, di Civati, di Pastorino è la logica della de-responsabilità: ne abbiamo già tanti di partiti di piazza in questo paese, noi non vogliamo occuparci di ottenere consenso facile ma fare le riforme, non vogliamo promettere tutto a tutti. C’è chi come Civati voleva trascinare il partito verso questo”. Così il vicecapogruppo Pd vicario alla Camera Ettore Rosato in un’intervista a Qn.
Gotor: “Non lascio partito”
“No, non me ne vado perché credo ci sia un ampio spazio dentro il Partito democratico e una utilità a rimanervi”. Così il senatore Miguel Gotor oggi ad Agorà.
Zanonato: “Parte nostri elettori non vota”
“Il risultato elettorale dimostra che parte degli elettori della sinistra che vuole governare e non protestare non si riconosce nel Pd e non lo vota ma non vota altri e sta in attesa”. Lo ha detto Flavio Zanonato (Pd) ex sindaco di Padova ed ex ministro dello sviluppo economico a ‘La telefonatà di Belpietro’.
FINE DISPACCIO