Alle elezioni politiche, l’anti-Renzi più probabile non sarà Matteo Salvini, ma Luigi Di Maio. Parola del professor Roberto D’Alimonte, direttore del dipartimento di Scienze politiche della Luiss “Guido Carli” di Roma e presidente del Centro Italiano Studi Elettorali.
D’Alimonte: “Centrodestra competitivo solo se unito”
In un’intervista al quotidiano torinese La Stampa, ragionando sul 2018, il professore spiega perché, secondo lui, non sarà il segretario del Carroccio il principale antagonista dell’attuale presidente del Consiglio.
Una delle ragioni è direttamente riconducibile al funzionamento dell’Italicum. La nuova legge elettorale, infatti, prevede una competizione tra liste, ragion per cui, per arrivare all’agognato 40% che scongiurerebbe il ballottaggio, si renderà necessario “prendere i pezzi di una coalizione frammentaria e fonderli in una coalizione vincente”. D’Alimonte, però, non crede che il giovane segretario del Carroccio “sia capace di una funzione di queste proporzioni”, replicando quello che è stato un “merito storico” di Berlusconi.
Per D’Alimonte, quindi, “se il centrodestra riuscirà a trovare una formula credibile per presentarsi unito, il secondo posto potrebbe tornare in discussione. Se, invece, si presenterà diviso, sulla base dei dati di oggi è banale dire che lo sfidante di Renzi con molta probabilità sarà il Movimento di Grillo”.
Su Salvini: “Al sud non ha sfondato e ha posizioni troppo estreme”
Un partito, il Movimento Cinque Stelle, che, come ribadisce D’Alimonte, ha “una distribuzione del consenso più omogenea in tutta Italia”, mentre “la Lega nord è al massimo un partito di centro-nord”. Citando, infatti, il risultato pugliese della lista Noi con Salvini (2%), il professore ha sottolineato che il giovane segretario del Carroccio”al sud non ha ancora sfondato“.
Per il professore, quindi, c’è un secondo “handicap” che non permette a Salvini di accreditarsi come leader nazionale in una tornata politica: “le posizioni politiche troppo estreme”. Il ballottaggio, infatti, secondo il politologo, “costringe i partiti a scegliere candidati con un appeal più trasversale, che non piacciano, cioè, solo alla loro parte”. Una caratteristica, questa, che Di Maio incarna meglio perché “si mantiene fedele alla linea, ma al momento la sua immagine pubblica non è quella del grillino estremista”.
Pizzarotti: “Di Maio è il nostro vero leader”
Sempre al quotidiano torinese, anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti parla del vicepresidente della Camera dei Deputati come futuro leader del movimento. “Non vede alternative alla sua candidatura come presidente del Consiglio per il M5S” ha affermato il primo cittadino, che sostiene che Di Maio “stia svolgendo il suo ruolo di vicepresidente della Camera con abilità e imparzialità”.
Secondo Pizzarotti, però, per poter “vivere l’esperienza di essere maggioranza”, la candidatura “bisogna costruirla bene, facendola arrivare attraverso un voto della rete , altrimenti sarebbe una nomina dall’alto che andrebbe contro i nostri principi”.
Di Maio “Movimento senza Grillo non esiste”
Nonostante gli endorsement, Di Maio rimane della sua idea. A capo del Movimento rimarrà Grillo. “Ritengo surreale che da giorni si parli dell’ipotesi di un Movimento senza Grillo o del fatto che si vogliano fare accordi per le poltrone nelle Regioni dove siamo appena entrati. Lo dico una volta sola: per me questo Movimento non può esistere senza Beppe Grillo e le alleanze si sono sempre fatte sui temi, non sugli assessorati. Se vorranno votare le nostre leggi ci farà piacere, se saranno buone, voteremo quelle loro. Noi non siamo la stampella del Pd, ma l’alternativa ai partiti di destra e di sinistra”.