Terremoto Mafia Capitale, altra scossa e nuovi arresti: business sui migranti

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Nuova puntata di Mafia Capitale (qui un articolo sulla prima inchiesta), i carabinieri del Ros stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 44 indagati, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni e trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante delle modalità mafiose (art. 7 L. 203/1991).

Mafia Capitale si estende sino in Sicilia

Ulteriori 21 persone, indagate per i medesimi reati, sono sottoposte a perquisizione. Gli interventi sono tuttora in corso nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Catania e Enna. I provvedimenti scaturiscono dalla prosecuzione delle indagini avviate nel 2012 dal Ros, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Roma, che il 2 dicembre scorso avevano consentito un primo intervento nei confronti dell’organizzazione mafiosa facente capo a Massimo Carminati, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 37 indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio ed altri reati, con l’aggravante delle modalità mafiose e per essere l’associazione armata.

Coinvolgimento di Luca Gramazio

Le indagini, in questa nuova fase, hanno permesso di acquisire ulteriori elementi in ordine all’esercizio del metodo mafioso da parte del sodalizio, confermato anche dalle testimonianze rese da diversi imprenditori vittime. Secondo gli investigatori, è stata acclarata, inoltre, la centralità, nelle complessive dinamiche dell’organizzazione mafiosa diretta da Carminati, di Salvatore Buzzi, riferimento di una rete di cooperative sociali che si sono assicurate, nel tempo, mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate (Settori dell’accoglienza dei profughi e dei rifugiati, della raccolta differenziata e dello smaltimento dei rifiuti, della manutenzione del verde pubblico e negli altri settori oggetto di gare pubbliche, quali ad esempio i lavori connessi all’emergenza maltempo a Roma e le attività di manutenzione delle piste ciclabili).

Le indagini, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia della Capitale, hanno, tra l’altro, consentito di documentare la partecipazione di Luca Gramazio all’associazione mafiosa, in qualità di esponente della parte politica che interagiva, secondo uno schema tripartito, con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale.

Gramazio, infatti, dapprima nella carica di capogruppo Pdl al Consiglio di Roma Capitale ed in seguito quale capogruppo Pdl (poi FiI) presso il Consiglio Regionale del Lazio, sfruttando la propria appartenenza ai suddetti organi amministrativi e la conseguente capacità di influenza nell’ambiente istituzionale, poneva in essere condotte strumentali al conseguimento degli scopi del sodalizio. È emersa, quindi, la diffusa attività di condizionamento attuato dal sodalizio diretto da Massimo Carminati, determinata dalla rete di rapporti e dal ramificato sistema tangentizio intessuti dal gruppo mafioso e coinvolgenti pubblici amministratori e pubblici ufficiali.

Mafia Capitale: arrestato ex assessore politiche sociali

Tra gli arrestati di questa mattina anche Angelo Scozzafava, ex assessore comunale a Roma alle Politiche Sociali. I provvedimenti hanno riguardato anche alti dirigenti della Regione Lazio come Daniele Magrini nella veste di responsabile del dipartimento Politiche Sociali. In manette anche Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio e Franco Figurelli che lavorava presso la segreteria di Mirko Coratti. Infine posto ai domiciliari il costruttore Daniele Pulcini. Mafia capitale avrebbe versato, attraverso un intermediario, “somme di denaro non inferiori a 30.000 euro” all’ex presidente del Municipio X Andrea Tassone

Mafia Capitale, Renzi “Chi sbaglia paga”

“Un paese solido è quello che combatte la corruzione con grande decisione e grande forza, mandando chi ruba in galera. Naturalmente nel rispetto della presunzione di innocenza. Ma quando arriva la sentenza definitiva è giusto che chi ha violato le regole paghi fino all’ultimo giorno e all’ultimo centesimo” è il commento del premier Matteo Renzi.

Marino: “Non mi dimetto”

Le opposizioni, M5S e Matteo Salvini in testa, chiedono le sue dimissioni, ma il sindaco Ignazio Marino non sembra intenzionato a lasciare la poltrona. “Dimissioni? Continuiamo in questo modo. Stiamo cambiando tutto”, sostiene il sindaco Ignazio Marino, che si dichiara “estremamente felice e orgoglioso del lavoro del procuratore Giuseppe Pignatone che, dal suo punto di vista, sta svolgendo lo stesso tipo di compito che noi stiamo svolgendo nell’amministrazione”. “Credo che la politica nel passato abbia dato un cattivo esempio. Oggi, sia in Campidoglio sia in alcune aree strategicamente molto toccate come Ostia, abbiamo persone perbene che vogliono ridare la qualità di vita e tutti i diritti e la dignità che la Capitale d’Italia merita”. Il presidente del Pd, Matteo Orfini, lo difende: “Marino e Zingaretti sono stati un baluardo contro la criminalità, quello che emerge ora è anche grazie alla loro attività di denuncia”. Infine una stoccata a Salvini: “A Salvini voglio dire che quello che sta emergendo in modo drammatico, ossia il sistema criminale che lucrava sui più deboli, è nato perché c’erano norme fatte da Maroni che consentivano una gestione in emergenza e un’amministrazione comunale che assegnava appalti senza verificare. Lo dico a Salvini perché oggi a Roma a interpretare il verbo salviniano sono uomini perno della maggioranza Alemanno nella consiliatura precedente: oggi chi parla per Salvini di ricostruire Roma sono quelli che hanno contribuito a distruggerla”.

Spunta anche Alemanno

Nelle oltre 400 pagine dell’ordinanza del gip Costantini spunta anche il nome dell’ex sindaco di centrodestra Gianni Alemanno. Secondo gli inquirenti, per le elezioni al Parlamento europeo del maggio 2014, Alemanno aveva chiesto l’appoggio di Buzzi. L’allora presidente della 29 giugno si sarebbe mosso per ottenere il sostegno alla candidatura anche da parte del clan di `ndrangheta dei Mancuso di Limbadi. Nell’ordinanza vengono descritti i rapporti e le “cointeressenze di natura economico/criminale tra Mafia Capitale e la cosca calabrese”. Immediata la replica dell’ex sindaco: “Bisogna finirla con questa balla della `ndrangheta che, attraverso la mediazione di Buzzi, mi avrebbe fatto convergere voti in Calabria. I numeri parlano chiaro: nei due Comuni di riferimento del clan Mancuso, che sarebbe stato contattato da Buzzi, io ho preso un numero ridicolo di preferenze. A Limbadi ho preso solo 5 su 981 votanti e a Nicotera 14 su 1901 votanti”.