Iran: pubblicato il primo autorevole rapporto sulle mutilazioni genitali femminili nel paese; nel silenzio dei funzionari, si svolgono in 4 grandi province.
Iran: il primo rapporto sulle FGM
Secondo il rapporto, pubblicato oggi, dall’antropologo sociale Kameel Ahmady i casi di Female Genital Mutilation (FGM) sono diffusi più nella provincia di Hormozgan che in tutto il resto del paese. D’altra parte, lo studioso ha riscontrato numerosi casi di FGM (anche se in netto calo) anche in altre province al confine con l’Iraq, cioè Kurdistan, Kermanshah e Azerbaijan Occidentale.
Ahmady riferisce che la mutilazione femminile è una pratica legata quasi esclusivamente alla setta sunnita degli Shafti’i, in pratica, una minoranza nella minoranza all’interno del paese guida degli sciiti nel mondo. Invece, sono pochissimi gli sciiti che praticano la FGM: registrati casi solo in prossimità delle zone abitate, appunto, dai sunniti.
“Gli iraniani sostanzialmente non sanno che si svolgono le mutilazioni femminili nel loro paese” scrive lo studioso sottolineando che, per le autorità, il problema “è come se non esistesse”.
Iran: la “Giornata dei bambini vittime di aggressioni”
La pubblicazione del rapporto è coinciso con la “Giornata mondiale dei bambini innocenti vittime di aggressioni” che, ogni anno, ricorre il 4 giugno. Secondo Ahmady, che ha cominciato i propri studi sulla materia in Africa, negli ultimi 10 anni, sono 3mila le donne iraniane ad aver subito mutilazioni genitali, tuttavia, la pratica ha riguardato, almeno in mille casi, anche individui di sesso maschile.
Tali pratiche in Iran, prendono il nome di Khatne o Sonat, vengono praticate, come d’altronde nel resto del mondo, al di fuori del circuito ospedaliero e senza anestesia, nella stragrande maggioranza dei casi da ostetriche dilettanti che come strumenti hanno a disposizione solo dei rasoi affilati.
Anche se il rapporto di Ahmedy è il primo studio esteso ed approfondito sulla questione, delle mutilazioni genitali in Iran ne avevano già parlato anche due scrittori, Fatemeh Karimi e Raheye Mozafarian. Quest’ultimo, intervistato dal Guardian, ha detto che “quando 7-8 anni fa, gli iraniani hanno saputo delle mutilazioni, che si svolgevano nel paese, hanno subito un vero e proprio shock culturale”.
Nonostante ciò la legge iraniana, pur continuando a criminalizzare le mutilazioni in generale, non ha mai direttamente contrastato le FGM. Per le autorità la questione concerne esclusivamente i sunniti e le loro convinzioni religiose per cui ogni intervento potrebbe essere avvertito come un’interferenza, scatenando così delle tensioni anti-sciite.