Dopo la chiusura delle indagini sui contratti Expo da parte del Pm di Milano Eugenio Fusco, il governatore della Lombardia Roberto Maroni potrebbe essere rinviato a giudizio. Il condizionale è d’obbligo, perché Fusco deciderà tra 20 giorni, ossia dopo le controdeduzioni della difesa. Due sono le accuse che i magistrati contestano al numero uno del Pirellone.
Il primo è di “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”
La prima è di “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”. Secondo l’accusa, temendo rilievi della Corte dei Conti, Maroni non inserì nello staff di presidenza una sua collaboratrice dei tempi del Viminale, Mara Carluccio, turbando la gara di assegnazione di un contratto di collaborazione con Eupolis.
In particolare, per i magistrati, il governatore avrebbe fatto sì che il segretario della Regione Andrea Gibelli (anch’egli indagato) si mettesse in contatto con il direttore generale dell’ente Alberto Brugnoli (che ha patteggiato otto mesi) per far ottenere alla donna un contratto di collaborazione presso Eupolis con compenso annuo di 29.500 euro.
Quelle presunte pressioni sul viaggio in Giappone
Anche l’accusa di “induzione indebita”, appartenente a un secondo filone di indagini, parte da un presunto favoritismo nei confronti della sua ex collaboratrice Maria Grazia Paturzo, con cui Maroni aveva una “relazione affettiva”.
Secondo l’accusa, infatti, Maroni avrebbe fatto pressione sui vertici di Expo Spa affinché la società spesasse il volo in business class e il soggiorno a Tokyo della Paturzo, inserita nella delegazione regionale per il Word Expo Tour. Oltre che verso Maroni, l’accusa è rivolta anche verso il suo capo di segreteria Giacomo Ciriello, verso Expo Spa quale persona giuridica e verso il dg della società Christian Malangone.
Maroni: “Sono tranquillissimo”
Se Maroni andasse a processo e fosse condannato potrebbe essere dichiarato decaduto dalla carica di governatore, perché l’induzione indebita è tra i reati che sono puniti dalla legge Severino.
Dal canto suo, durante una conferenza col neogovernatore della Liguria Giovanni Toti, il presidente Maroni ha affermato che “finalmente dopo un anno le indagini si chiudono, era ora. Se per una sciocchezza come questa ci vuole un anno poveri noi”. Inoltre, Maroni ha aggiunto di essere “tranquillissimo” perché “nella mia vita non ho mai fatto pressioni, neanche per amici, figli o parenti”.