Effetto Regionali, Renzi cerca il rimpasto: le elezioni Regionali di domenica 31 Maggio hanno avuto un effetto politico nazionale, se Renzi provava ad evitare un dibattito sul governo, ora dovrà farlo: il premier starebbe infatti ora pensando ad un rimpasto.
I nodi del Presidente del Consiglio non sono pochi, deve affrontare non solo un ragionamento complessivo sulla clamorosa debacle elettorale, ma dovrà provare ad offrire una risposta chiara al dato dell’astensione nel Paese. Il suo nuovo Partito Democratico è uscito sconfitto dal test regionale, ha perso circa due milioni in voti assoluti. Rispetto alle Europee il PD ha perso la metà della percentuale raggiunta nel 2014, quando Renzi riuscì ad ottenere il tanto rivendicato 40.8%.
Regionali ed europee a confronto
E’ sempre un azzardo comparare, chiaramente, il dato delle elezioni europee con quello delle elezioni regionali. Nel secondo caso ci sono liste collegate al Presidente create appositamente per allargare il campo il più possibile, sperando di ottenere maggiori voti e preferenze. E’ il caso di Vincenzo De Luca che ha vinto con i voti affluiti dovuti all’alleanza con Ciriaco De Mita. L’ex Sindaco di Salerno è un altro punto all’ordine del giorno per Renzi a causa della legge Severino: dovrà essere proprio il premier a sospendere il neo governatore della Campania per i prossimi 18 mesi. Ma se nel caso della Campania la vittoria c’è stata, anche se con grosse difficoltà, la batosta ligure non è ancora stata assorbita del tutto.
Toti ha vinto: nessuno si aspettava il tracollo di Lella Paita. Mediaticamente i renziani hanno addossato la colpa della sconfitta alla coppia Cofferati – Pastorino, ma al Nazareno la questione si sta approfondendo maggiormente. La brutta sconfitta ha portato l’intero cerchio magico di Renzi a riflettere sulle possibili mosse da attuare per uscire dalla situazione complessa in cui si trova il PD. Il premier sembrerebbe sconvolto dalla sconfitta, non riuscirebbe a spiegarsi i motivi, del resto ha anche due ministri liguri che hanno fatto campagna elettorale: Orlando e la Pinotti.
Nel mirino di Renzi sono finiti loro due, il motivo parrebbe essere semplice: evidentemente entrambi non hanno più, nelle loro mani, voti consistenti per spostare l’elettorato a fare scelte vicine al PD. Ma i ministri finiti sotto la lente d’ingrandimento sono: Marianna Madia, Giuliano Poletti, Federica Guidi e Stefania Giannini. Gli unici dubbi del premier riguardano le tempistiche con cui effettuare il rimpasto, la manovra dovrebbe farsi a settembre, ma si attende per cercare di mettere a punto la strategia migliore.
Ministri a rischio
Dei ministri liguri la Pinotti è una renziana di ferro, ma Orlando è un giovane turco: Renzi per sostituire il ministro della Giustizia potrebbe pensare ad un bersaniano per bloccare l’uscita della sinistra PD. Il colpo, laddove dovesse esserci, sarebbe una mossa chiara per cercare di fermare D’Attorre e i più vicini a Bersani, i quali stanno lavorando sottotraccia per un nuovo soggetto politico con Stefano Fassina (ancora non uscito dal partito, ndr), Pippo Civati, Nichi Vendola e Paolo Ferrero.
Intanto la tattica di Renzi nello sfondare al centro e tenere a sinistra potrebbe naufragare da un momento all’altro. Nel partito del Ministro Alfano sono ormai incessanti i malumori di chi vorrebbe tornarsene direttamente ad Arcore ed abbandonare la maggioranza. I nomi sarebbero quelli più importanti: De Girolamo, Quagliariello, Schifani ed anche Maurizio Lupi, il quale avrebbe fatto sapere di essere pronto a tornare in Forza Italia.
Intanto il vero vincitore di questa tornata elettorale, Matteo Salvini, riflette sulla concreta possibilità di candidarsi a Sindaco di Milano, per poi tentare lo slancio nazionale verso Palazzo Chigi. Berlusconi ci sta pensando, del resto il placet vorrebbe darlo lui, così da riprendersi la sua città, governata in questi cinque anni da Pisapia, il quale ha fatto già sapere per tempo di non volersi ricandidare. E questo è un altro problema per Renzi, poiché Matteo Salvini ha visto crescere i consensi della Lega ed attualmente a Milano un candidato di centrosinistra non c’è ancora.
Tra Paita e De Luca
Ma per il Presidente del Consiglio i grattacapi non finiscono qui, dopo la sconfitta di Lella Paita, il nodo da sbrogliare sulla Severino riguardo De Luca, c’è il caso di Mafia Capitale. Nell’inchiesta della Procura di Catania sull’appalto per la gestione del Cara di Mineo è finito anche il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione del Ncd: uomo molto vicino al ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Il modello di sindaco d’Italia, in un momento così complesso, evidentemente non sta portando ai risultati tanto sperati dal Segretario del PD, glielo ricorda anche Letta in un intervista: “invece di pensare a come accumulare ancora più potere, invece di farsi approvare la legge elettorale da solo, deve concentrarsi esclusivamente su come cogliere i fattori favorevoli della ripresa”. Infine, il suo consiglio a Matteo: “cambiamo strada, il sistema che stiamo costruendo non funzionerà ed è pericolo per l’Italia”. Renzi è avvisato.
Luca Mullanu