Elezioni Turchia: il presidente Erdogan rischia di perdere la maggioranza assoluta in parlamento. Secondo la tv privata Ntv, dopo lo spoglio dell’80% delle schede alle politiche turche, l’Akp avrebbe il 42,7% (264 seggi, insufficienti a formare un governo monocolore), i laici del Chp di Kemal Kilicdaroglu il 24,7% (127 seggi), i nazionalisti dell’Mhp di Bahceli il 16,9% (84 seggi) e il partito curdo Hdp supererebbe la soglia di sbarramento del 10%, con l’11,2%.
Elezioni Turchia: le più importanti del decennio
Per alcuni quelle di oggi sono le elezioni parlamentari più importanti della Turchia da un decennio a questa parte. Al Presidente Recep Tayyip Erdogan servono due terzi del Parlamento per modificare la costituzione, cioè conferirsi poteri esecutivi finora nelle mani del governo (primo ministro è, al momento, il collega di partito Ahmet Davotoglu), e così assicurarsi il dominio della politica del paese chissà per quanto tempo ancora.
Effettivamente Erdogan non è in corsa per le elezioni. Dopo 10 anni da primo ministro ha dovuto dimettersi perché le regole del suo partito (AKP – Partito della Giustizia e dello Sviluppo) gli proibivano di correre per un quarto mandato. Tuttavia, nonostante adesso ricopra il ruolo di vertice della nazione – figura di garanzia costituzionale – non ha mai smesso di fare campagna elettorale: il suo obiettivo sin dall’inizio del mandato, si sottolinea da più parti, è stato quello di riacquistare il potere.
Elezioni Turchia: il Putin turco
Il partito di Erdogan per cambiare la costituzione a titolo definitivo ha bisogno di almeno 367 seggi su 550. Stando agli ultimi sondaggi, d’altra parte, difficilmente riuscirà a raggiungere l’obiettivo; molto più probabile che raggiunga quota 330 seggi, ovvero quelli necessari per portare le proposte di modifica costituzionale al vaglio di un referendum.
I sostenitori della riforma “presidenziale” tranquillizzano: il modello a cui si ispirerebbe Erdogan è quello francese, al massimo statunitense. Invece, i critici non escludono che la Turchia potrebbe presto assomigliare alla Russia di Putin e per raggiungere questo obiettivo il “sultano” è disposto a tutto. L’associazione Oy ve Otesi (Oltre il voto), formata dopo le proteste di Gezi Park, ha lanciato l’allarme brogli: migliaia di osservatori sono pronti a verificare la correttezza delle operazioni di voto. Tuttavia, Erdogan ha praticamente sempre vinto alle urne in virtù di un vastissimo consenso.