Ruanda: Kagame teme l’effetto Burundi
Vita sempre più dura per i dittatori africani. C’è il caso recente di Blaise Compaorè presidente eterno del Burkina Faso, rovesciato da tenaci manifestazioni di piazza dopo 27 anni di potere, e ora quello di Pierre Nkurunziza, presidente del Burundi che vuole presentarsi alle elezioni per ottenere il terzo mandato consecutivo non previsto dalla costituzione. L’opposizione più tenace si sta rivelando quella della piazza, cioè della società civile.
Ruanda: l’effetto-Burundi
E non è finita. Nel vicino Ruanda si sta verificando una sorta di effetto-Burundi. Il Partito Democratico Verde, piccola formazione di opposizione a Kigali, ha depositato una richiesta alla Corte Suprema perché blocchi qualsiasi futura iniziativa del Parlamento intesa a modificare la Costituzione. La richiesta di fatto chiede che la legge fondamentale dello stato non venga modificata nel senso di consentire alla stessa persona di ricoprire tre mandati presidenziali consecutivi, anziché i due soltanto attualmente permessi. Una mossa che mira a impedire al presidente uscente, Paul Kagame, di ricandidarsi nel 2017.
E punta anche a cercare di giocare d’anticipo rispetto alla inaugurazione di una vera e propria maratona parlamentare che, fino al 4 agosto, sarà dedicata a un eventuale emendamento costituzionale riguardante l’articolo 101, quello che limita appunto a un massimo di due i mandati del capo dello Stato.
Ruanda: una questione delicata
In Ruanda la questione è particolarmente delicata. Paul Kagame è al potere dal 1994 quando con il suo Fronte Patriottico Ruandese sconfisse l’esercito del potere Hutu che si era reso responsabile (assieme alle milizie e a molti civili) del cosiddetto “genocidio dei Tutsi”. Non ebbe bisogno di elezioni fino al 2003 quando, con percentuali bulgare, si conquistò un primo mandato che rinnovò, sempre con percentuali bulgare, nel 2010.
Ora si sta preparando per il terzo. Ma all’interno del paese, al di là delle elezioni che in Africa sono sempre un termometro non troppo affidabile, il consenso verso di lui è andato calando. Nonostante la crescita economica e l’aumento del benessere le contraddizioni e i contrasti all’interno del paese sono tanti e molti si sono addirittura aggravati. Insomma Paul Kagame comincia a subire contestazioni, critiche e opposizioni.
Lui è una sorta di uomo forte che per anni è stato una specie di eroe nazionale, che però ha badato bene a stroncare sul nascere qualunque forma di opposizione. Ora deve fare i conti con una opposizione che si prospetta coriacea. Pare che siano state raccolte almeno due milioni di petizioni che chiedono che venga impedito ogni cambio della costituzione. Un modo per dire al presidente che non si può vivere in eterno di rendita.