Dopo lo stop elettorale delle scorse settimane, torna ad essere pubblicato il sondaggio SWG sulle intenzioni di voto ai partiti, in questa occasione integrato da uno studio dei flussi elettorali relativo al dato complessivo delle prime quattro forze politiche nelle 7 regioni in cui si è votato domenica scorsa.
Sondaggio SWG, intenzioni di voto: PD al 35%, in crescita M5S e Lega Nord
Il Partito Democratico, come dimostrato anche dai risultati delle elezioni regionali, arretra rispetto a tre settimane prima dal 37,5% all’odierno 35%, dato che inizia ad essere distante dal celebrato 40,8% ottenuto dal partito di Renzi alle europee dello scorso anno. In decisa crescita, invece, il Movimento 5 Stelle, che passa dal 18,2% della precedente rilevazione al 20,7%. La Lega Nord è ampiamente la terza forza e si attesta al 16,1%, oltre due punti percentuali in più dell’ultimo dato di sondaggio pre-elettorale. A seguire, invariato il valore di Forza Italia al 13,9%.
Fra le forze politiche minori, risulta stabile Fratelli d’Italia al 4%, mentre SEL arretra di qualche decimale ed ora è accreditata del 3,4%. Chi “balla” pericolosamente sulla soglia di sbarramento del 3% è Area Popolare (NCD-UDC), con un dato in ogni caso pressoché invariato rispetto a tre settimane fa. Nel sondaggio SWG non esprime, infine, un’intenzione di voto per un partito il 42,3%, percentuale che diminuisce di quasi cinque punti rispetto a metà maggio.
Regionali, i flussi elettorali: gran parte degli elettori persi dal PD approda nell’astensione
Lo studio di SWG sui flussi elettorali, frutto di un’elaborazione fra i dati elettorali e di sondaggio e che riguarda in questo caso il complesso delle sette regioni chiamate al voto, dopo le due analisi da noi già pubblicate riguardanti in un caso la sola Regione Liguria e in un altro caso Veneto, Campania, Toscana, Marche, Umbria e Puglia.
I dati mettono in evidenza innanzitutto come l’11,5% perso dal Partito Democratico nelle sette regioni andate al voto rispetto alle europee del 2014 sarebbe finito principalmente in astensione (7,5%), un altro 2,5% avrebbe trovato approdo nel M5S, l’1% avrebbe scelto la Lega Nord, mentre solo l’1,5% del 41,5% dello scorso anno sarebbe andato alle forze politiche alla sinistra del PD, capace invece di recuperare un 1% dall’astensione.
Meno complesso il flusso di voti dell’elettorato di Forza Italia, passata nelle regioni in questione dal 17,4% al 13,4%: un 3% sarebbe finito alla Lega Nord ed un altro 3% in astensione; dal mare magno degli astenuti però il partito di Berlusconi avrebbe recuperato il 2%. Sempre nell’ambito del centrodestra, solo partite positive per la Lega Nord, cresciuta del 9.7% e andata principalmente a pescare il 3,7% dall’astensione ed a “rubare” il 3% a Forza Italia; un altro 2% proverrebbe dal Movimento 5 Stelle e un 1% sarebbero ex elettori PD.
A chiudere il quadro il dato del Movimento 5 Stelle, arretrato di ben il 5,8% rispetto alle europee, con un 3,3% finito in astensione, il 3% verso liste civiche varie e il 2% alla Lega Nord. In entrata, i “grillini” rubano voti soltanto al PD, per un dato stimato nel 2,5%.