Rodotà: quello di Renzi è un garantismo ipocrita da Prima Repubblica
Contro il garantismo ipocrita della cosiddetta Prima Repubblica. A capitanare lo schieramento è niente di meno che Stefano Rodotà, costituzionalista di rango nazionale. Un attacco in stile rivolto al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
La questione ruota intorno all’inchiesta Terra di Mezzo, conosciuta ai più come ‘Mafia Capitale’, ed agli arresti/avvisi di garanzia della seconda ondata che hanno visto più esponenti di centro sinistra dell’amministrazione capitolina e non solo essere protagonisti. Rodotà, dal palco di Coalizione Sociale (nuovo movimento politico lanciato da Maurizio Landini) chiede a Renzi di applicare la Costituzione Italiana e non adottare un atteggiamento di “garantismo peloso e ipocrita, stile prima Repubblica”.
Particolarmente, Rodotà accusa Renzi di non essere intervenuto nei confronti del sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, accusato di ‘turbativa d’asta’ nella vicissitudine degli appalti del Cara di Mineo, il Centro di Assistenza per i richiedenti asilo politico.
Rodotà taglia corto sul palco organizzato da Landini: “il presidente del Consiglio si è limitato a dire ‘la magistratura faccia il suo mestiere’. Io, però, sono un garantisca e non intervengo. C’è un garantismo peloso e ipocrita nato nella prima Repubblica, che diceva la stessa cosa: ‘non possiamo intervenire in alcun modo su politici e amministratori, prima che ci sia la sentenza definitiva”. Poi, avviandosi alle conclusioni, Rodotà ha affermato: “ questo negli anni ha voluto dire, mai, perché le sentenze passate in giudicato arrivano dopo un decennio o quando la prescrizione è già intervenuta”, invalidando tutto e salvando anche colpevoli e corrotti.
Daniele Errera