Risultati elezioni Turchia: fine del sogno per Erdogan?
Risultati elezioni Turchia: il peggior risultato dell’AKP, il partito del Presidente Erdogan, negli ultimi 13 anni. Rinviato il progetto di modifica costituzionale?
Risultati elezioni Turchia: AKP ridimensionato
L’AKP aveva l’obiettivo dichiarato di conseguire una vittoria schiacciante: raggiungere la maggioranza di 276 seggi su 550 per cambiare la costituzione e trasformare la Turchia in una repubblica “presidenziale”. Con circa il 99% dei voti scrutinati, però, il partito di governo ha dovuto abbandonare i propri sogni di gloria. L’AKP non ha superato quota 41% (nel 2011 era arrivato agevolmente al 49%) che significa 254 deputati.
Difficile capire con chi potrebbe formare una maggioranza all’assemblea nazionale, molto più probabile l’ipotesi di un governo di minoranza ha riferito un funzionario del partito, rimasto anonimo, a Reuters. Tuttavia, già in campagna elettorale, molti hanno evidenziato un’intesa tra AKP e MHP, movimento nazionalista di destra (terzo con il 16,50% dei voti – 82 seggi), che adesso potrebbe tradursi in un’alleanza in Parlamento.
Risultati elezioni Turchia: arrivano i curdi
Subito dietro l’AKP, è possibile trovare il CHP (Partito popolare Repubblicano): la formazione di centro-sinistra ha raccolto poco più del 25% dei voti, conquistando così 132 seggi . D’altra parte, il risultato più clamoroso resta quello dell’HDP, il Partito democratico dei popoli che sostiene la causa della minoranza curda: non solo ha superato lo sbarramento del 10% ma, raggiungendo quota 13% dei voti, ottiene lo stesso numero di deputati del MHP (82) sebbene si sia la prima volta che si presenta alle elezioni.
Fino alle scorse elezioni i candidati curdi si sono sempre presentati come indipendenti alle tornate elettorali: la soglia dello sbarramento sembrava insormontabile. Selehattin Demirtas, leader dell’HDP, non solo ha escluso la possibilità di trovare un’intesa con l’AKP in vista della formazione di una maggioranza ma ha anche dichiarato che “dopo questi risultati ogni discussione sul presidenzialismo non ha più senso”.