Sono passati quattro mesi dall’elezione al Colle più alto di Sergio Mattarella. Un’elezione che verrà ricordata negli annali della politica per lo strappo verificatosi tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi e per la conseguente rottura del cosiddetto Patto del Nazareno. Appena insediatosi, l’ex giudice costituzionale era consapevole dell’eredità lasciata dal due volte capo dello Stato Giorgio Napolitano. Un Presidente della Repubblica che, nei nove anni al Quirinale, ha di fatto interpretato in maniera nuova il suo ruolo. Dalle numerose esternazioni sui provvedimenti del governo, all’utilizzo ricorrente della cosiddetta “promulgazione dissenziente”, alle decisioni prese a seguito delle crisi di governo, Napolitano ha notevolmente accresciuto il potere del Presidente delle Repubblica nel sistema politico italiano.
I punti chiave dei primi mesi
Nei primi mesi di permanenza al Quirinale, Sergio Mattarella ha voluto incentrare la sua azione su alcuni punti focali: trasparenza, fiducia, lotta alla corruzione, alle mafie, ai trafficanti di morte.
In primo luogo, spending review. Salito al Colle, Sergio Mattarella ha deciso di riformare la macchina del Quirinale, applicando a tutto il personale, lui compreso, la legge che prevede un tetto massimo di 240 mila euro ai dipendenti pubblici (legge 27 dicembre 2013, n. 147). Inoltre, il Presidente della Repubblica ha disposto che non vi sarà più cumulo di pensioni e vitalizi. Trasparenza e fiducia, appunto. Proseguendo su questa strada, Mattarella ha deciso di fare del Palazzo del Quirinale un museo aperto cinque giorni su sette, a partire dal 23 giugno. “Il Quirinale” ha affermato il capo dello Stato, “è sempre più la casa degli italiani. Questo palazzo ha accompagnato la storia d’Italia e continuerà ad accompagnarla. È un palazzo vivo, attivo, compatibile con una visibilità maggiore per i nostri concittadini”.
La grande guerra
Il dodicesimo capo dello Stato, nell’anno in cui si ricordano i cento anni dall’entrata dell’Italia nella Grande Guerra e i settant’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, fin dal primo momento ha voluto sottolineare l’importanza della riscoperta dei valori nazionali, così come già prima di lui fecero Napolitano e Ciampi, a cui si deve il merito di aver riportato l’attenzione su tematiche per lungo tempo dimenticate.
Lotta alla corruzione
E poi, lotta alla corruzione, il cui contrasto deve “essere severo” essendo oggi necessario recuperare “il bene comune che si fonda su legalità e trasparenza”, all’immigrazione, un fenomeno che va “affrontato con saggezza”, accogliendo chi fugge e stroncando “traffici indegni” e, infine, lotta alle mafie, che possono essere sconfitte, “eliminate dal corpo sociale perché incompatibili con la libertà e l’umana convivenza”.
Francesco Ferraro