Analisi elezioni regionali (Demos): cosa succede nelle regioni rosse?
Analisi elezioni regionali da parte dell’Istituto Demos: nelle regioni rosse è crisi di partecipazione. L’astensione colpisce il serbatoio elettorale Dem.
Cambia Todo Cambia, canta in una bellissima canzone, poi inserita da Nanni Moretti in Habemus Papam, Mercedes Sosa, e così anche le certezze elettorali si sgretolano nel nuovo assetto politico. Cambiano, mutano, diventano fluide. Il forza-leghismo diviene lega-forzismo e sale in cattedra nelle terre dove nella prima Repubblica regnava la Balena Bianca, mentre le regioni rosse si sbiadiscono e a poco a poco diventano rosa. Insomma i confini delle “Italie Politiche” non sono più netti e riconoscibili e queste elezioni regionali ne sono un ulteriore prova. Ilvo Diamanti questa volta, sulle pagine di Repubblica, si occupa del granaio elettorale storico del Pci-Pds-Ds e fino a poco tempo a fa anche del Pd. Cosa sta succedendo in queste regioni? I dati parlano chiaro: crolla la partecipazione popolare al voto e diminuiscono drasticamente i voti al Pd.
Analisi elezioni regionali nelle regioni Rosse: come variano voti e percentuali negli ultimi 15 anni.
Partiamo da alcuni numeri che fanno impressione: nel 2000 nel totale delle regioni Rosse (Emilia Romagna- Toscana-Umbria e Marche) il centro-sinistra raccolse 3.196.486 voti, oggi praticamente i consensi sono dimezzati essendo pari a 1.683.140. In percentuale il calo è significativo ma meno evidente, si passa dal 53% al 46,7%. Restringendo la forbice temporale e considerando le ultime regionali la musica non cambia di molto. Cinque anni fa gli elettori che votarono centro sinistra furono 2.920.821 con una percentuale del 55,2%. Facendo un rapido calcolo sono andati persi in cinque anni circa 1 milione e duecento mila voti. Il record negli anni considerati si ha nel 2005 in cui la percentuale in quest’area era al 60,2% con qualcosa come 3 milioni e 581 mila voti, più del doppio rispetto agli attuali. Sembrano passata un’era geologica, invece, ci riferiamo solamente a dieci anni fa.
Osserva Diamanti sul quotidiano- “ le reti associative e comunitarie, costruite e rafforzate nei decenni, intorno all’organizzazione di massa del Pci, appaiono usurate e, talora, lacerate. L’avvento, nel Pd, di Renzi ha prodotto l’ultimo strappo. Limitato, per un po’, dalla “colla” dell’identità.”
Analisi elezioni Regionali: in cinque anni la partecipazioni crolla del 20%
Venti punti di affluenza persi in cinque anni, 9 punti di media in più rispetto alle 11 regioni che si sono recate alle urne negli ultimi anni. Un’emorragia senza precedenti nella storia politica del Paese. Questa è l’impensabile situazione nelle regioni rosse. Per dare un confronto temporale ampio è giusto osservare che nelle regionali del 2000 la partecipazione sfiorava in alcuni casi l’80%.
Se c’è una cosa che queste elezioni ci insegnano a livello generale è quella che il Pd vince e convince dove l’astensione è bassa. Puntualizza il Presidente dell‘Istituto Demos a tal proposito: “il Pd e il PdR non sembrano aver trovato integrazione reciproca, al momento del voto, quest’anno. Le tensioni interne alla base elettorale di Centro-sinistra si sono tradotte in fratture. Difficili da riassumere e tanto più da saldare.”
Il voto di protesta verso le politiche di Renzi in questi territori, dunque, diventa astensione nella maggior parte dei casi e in piccola parte trova una nuova collocazione politica nel M5S. Resta il fatto che tutto appare cambiato nella geografia politica italiana ed ogni elezione appare come un enorme “salto nel v(u)oto”, un buco nero di difficile previsione. Un mondo in cui todo cambia rapidamente e repentinamente.