“Sulla riforma della scuola non ho un problema sui numeri: posso approvarla domattina, anche a costo di spaccare il Pd”, ha detto Matteo Renzi nel corso della direzione Pd che ha avuto luogo nella serata di ieri. Il discorso riguarda anche la riforma del Senato, che Renzi vorrebbe come il Bundesrat (“l’importante è che non dia la fiducia”). “Ma lo riterrei un errore politico – afferma il segretario dem – perché il problema non è la discussione sui numeri, ma sul metodo di lavoro tra di noi”.
Il premier non condivide la tesi secondo cui il Pd avrebbe perso voti alle regionali a causa del ddl scuola, ma si dice disposto a trattare con la minoranza del partito sulla questione: “Prendiamoci altri 15 giorni. Ma allora facciamo assemblee in tutti i circoli del Pd, entriamo nel merito. La riforma della scuola la facciamo per i ragazzi e non per assumere 200mila persone, per i ragazzi e non come ammortizzatore”.
Non sono mancate le frecciate all’ala sinistra del suo partito: “Noi abbiamo scelto un percorso, ci confrontiamo, sui temi di merito questo partito discute, ma non si può discutere sempre. Non è che su tutti i temi ognuno fa come gli pare o peggio ancora si organizza all’interno del Pd sulle questioni di coscienza. Non ho mai visto un voto di coscienza declinato in formazioni correntizie”.
Il giudizio di Renzi sull’ultima tornata elettorale è positivo: “Abbiamo il governo di 17 Regioni su 20, difficile far capire all’estero che si pensa di aver perso”, “ora tutto il Sud nelle nostre mani”. Ma è altrettanto vero che “molti campanelli d’allarme arrivano da queste elezioni”: “Non esiste più il voto di rendita. Abbiamo perso luoghi simbolo”.
Direzione Pd, Renzi: “Ci sono 3 opposizioni”
Sulla strada del Pd, Renzi individua tre opposizioni: destra, sinistra di Landini e Movimento Cinque Stelle. La prima “c’è ed è ancora viva, anche se in una fase di discussione interna”, ed è “guidata numericamente e nei contenuti da un leghismo di ritorno che non ha casa in Europa ma molta casa tra gli italiani”. Secondo Renzi, la Lega, fallito il colpo sull’economia, sta tentando di sfondare sul tema dell’immigrazione giocando “la carta della paura”.
“Demagogia pura”, invece, è il giudizio di Renzi sulla Coalizione sociale di Landini: “Io la chiamo Coalizione asociale guardando certe facce. Se qualcuno immagina che futuro sia con Landini o Piperno, auguri. Di certo non è il mio futuro e spero che non sia nemmeno vostro futuro”.
Dopo il parere negativo espresso nel dialogo con Ezio Mauro alla Repubblica delle idee, da Renzi arrivano nuove critiche alla proposta Cinque Stelle sul reddito di cittadinanza, “una misura – ha sottolineato Renzi – che dà un messaggio diseducativo. Dobbiamo provvedere a chi non ce la fa, ma dare il messaggio ‘non ti preoccupare, io ti stipendio’, è un errore. Avere consentito a Grillo di fare campagna elettorale con questo messaggio, anziché dire ‘questo è assistenzialismo’, è stato un errore da parte mia e da parte nostra”.
Direzione Pd: la replica della minoranza
La replica della minoranza del partito è affidata a Fassina e Cuperlo. Il primo – protagonista sul tardi di un acceso battibecco con Giachetti, sedato da Orfini – ha accusato Renzi e la dirigenza del Pd di “non guardare in faccia la realtà”, e ha preso le difese della presidente della commissione parlamentare antimafia dopo le polemiche sugli “impresentabili”: “Trovo anche inaccettabile pensare che Rosy Bindi sia stata mossa dall’intento di boicottare il partito e regolare i conti… Se il vertice Pd la pensa così abbiamo chiuso”.
Cuperlo ha parlato invece di una “strategia” renziana uscita “molto ridimensionata” dalle urne delle regionali, dopo il 41% raccolto alle europee di un anno fa. La domanda che viene fuori dal voto – ha aggiunto Cuperlo – è “dove intendiamo portare il partito e il progetto?”.
Direzione Pd: lo show di De Luca
Nel corso della direzione Pd è intervenuto il neogovernatore della Campania, Vincenzo De Luca, il quale ha colto l’occasione per togliersi il famoso sassolino dalla scarpa contro Rosy Bindi e lanciare un simpatico avvertimento a Renzi: “Otto anni fa ho nominato, su proposta del Rup – Responsabile unico del procedimento – un dirigente del Comune ‘project manager’ (per il termovalorizzatore di Salerno, ndr) anziché ‘coordinatore del gruppo di lavoro’. L’accusa è che l’espressione ‘project manager’ non figura nel diritto amministrativo italiano. Per cui avverto Renzi: non usare più la parola Jobs Act… Statte accorto”.
Direzione Pd: parla Lella Paita
Ha preso la parola in direzione anche Lella Paita, la grande sconfitta delle ultime elezioni. L’ex candidata del Pd alla regione Liguria ha detto che la colpa della disfatta è da attribuire ai suoi errori ma anche al “fuoco amico” “arrivato anche da esponenti di questa direzione, che hanno detto in campagna elettorale che io stavo snaturando il Pd”.