“Il governo discuta nel merito le proposte sul tappeto e si apra al confronto. Se ciò non accadesse, la sua riforma si potrebbe ben definire un nuovo editto bulgaro”. Lo dice la senatrice di Sel e presidente del gruppo Misto Loredana De Petris ai giornalisti in sala stampa dopo la presentazione del ddl sulla riforma della Rai che aspira a rovesciare l’impostazione “autoritaria” di quella del governo, che per il coordinatore Nicola Fratoianni rappresenta “un salto perfino negativo rispetto alla legge Gasparri”. Il parallelo con l’editto bulgaro di berlusconiana memoria si spiega alla luce del fatto che solo in tale Paese “esiste -ricorda De Petris- una figura di capo azienda di diretta emanazione del governo e sappiamo che da quelle parti non sono messi troppo bene in termini di libertà di stampa. Il nostro ddl, identico al progetto depositato alla Camera, parte dall’idea di Rai come bene pubblico e mira a realizzare un’effettiva libertà di accesso alla comunicazione”.
In questo senso, la riforma targata Sel pone al centro un Consiglio di garanzia del servizio pubblico composto da 21 membri espressione delle istanze del mondo politico, sociale, culturale del Paese nel settore dei media. Al Consiglio è sottoposto il Cda di cinque membri che eleggono al loro interno il presidente. La commissione di Vigilanza viene abolita e il canone viene pagato sulla base della capacità reddituale degli abbonati.