La diatriba politica si infervora sempre più: oggetto di contestazioni, oggi, è il modus operandi del Movimento 5 Stelle. Stavolta, tuttavia, gli avversari politici non sono i classici dem o gli esponenti del centro destra, bensì niente di meno che un uomo di Chiesa. Con la ‘c’ maiuscola: è l’arcivescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri.
Negri parla dalle colonne de Il Messaggero. Discute circa una “deriva” da non sottovalutare quella intrapresa dal M5S. Una via politica che ha portato ad una “sostanziale equiparazione tra l’uomo e Dio, e che l’autorità suprema delle scelte è la rete”. E’ “scientismo tecnocratico”, “forza più subdola che la Chiesa oggi si trova a combattere”.
Monsignor Negri ha un chiodo fisso: quello di confutare la tesi nel libro di Casaleggio, secondo il quale esisterebbe “un’equazione tra l’uomo e Dio”. Una lotta cominciata da tanto tempo, quella tra M5S e l’arcivescovo di Ferrara: “sono giacobini – li aveva accusati Negri – Si sono battuti per fare pagare alla Chiesa una tassa per le manifestazioni religiose che transitano davanti al Duomo. Tipo le processioni del Corpus Domini per intenderci. Ma la cosa non è passata”.
Sulla questione interviene addirittura Luigi Di Maio, uomo forte del Movimento alla Camera dei Deputati. Intervistato radiofonicamente cerca di stemperare con una frase ad effetto, mentre parla della questione di Mafia Capitale: “il vescovo di Ferrara dice che siamo eretici? Adesso dobbiamo vedercela pure con Dio”.
Daniele Errera