Sotto l’ombra lunga di Mafia Capitale, i consueti dissidi intestini del Pd non fanno dormire sonni tranquilli al premier Matteo Renzi. A ciò va aggiunto, ultimo solo per ordine di tempo, il parere della Commissione del Senato sulla costituzionalità della riforma della scuola. Terreno di scontro questo tra i renziani e la minoranza del partito.
Renzi sfida minoranza Pd su riforma scuola
Renzi dal canto suo ha fatto ancora sfoggio della sua granitica sicurezza: “Era scontato che in quella Commissione andasse a finire 10 a 10, ma non c’è problema, la legge può andare in Aula ugualmente. E lì i numeri saranno ben diversi”. Il guanto di sfida è stato già lanciato: “Voglio vedere chi si assume la responsabilità di rinviare troppo quella legge e di lasciare centomila persone senza lavoro a settembre”.
Cuperlo e Speranza pronti al dialogo
Il premier si è mostrato disponibile al dialogo con la minoranza del Pd in merito alla riforma della scuola. Alle modalità di discussione che vorrà intraprendere Renzi guardano Gianni Cuperlo e Roberto Speranza. L’area capeggiata dal dimissionario capogruppo Pd alla Camera è pronta a battagliare in Parlamento sulla scuola e sulle riforme costituzionali.
Insieme a Cuperlo, Speranza starebbe lavorando per la costruzione di una alternativa a Renzi interna al Partito democratico. Le due aree condividono l’idea che il risultato elettorale delle regionali sia frutto dell’allontanamento dell’elettorato tradizionale del Pd. È quindi loro intenzione cercare di riavvicinare il partito al suo elettorato.
In merito alla riforma della scuola, lo stesso Renzi, parlando con i suoi collaboratori, ha posto dei paletti alla sue intenzioni di dialogo con la minoranza del partito: “Questa riforma va fatta nell’interesse degli studenti, della scuola, del Paese, non può essere merce di scambio per qualcos’altro”.
Il premier prepara la fase 2 del proprio Governo
Avanti per la sua strada. Il premier è così. Ora già pensa alla fase 2 del proprio esecutivo: “Andremo avanti con ancora più decisione senza farci fermare da nessuno perché l’Italia è come una bicicletta: funziona solo se corre sempre”.
Della minoranza, quella collaborativa, è pronto a coinvolgere Enzo Amendola. Quest’ultimo figura tra quelli che hanno agito “rispettando quel vincolo di lealtà che è proprio di una comunità politica” e ricoprirà la carica di viceministro degli Esteri. Gli altri due posti vacanti, quello di viceministro dello Sviluppo economico e il ministero degli Affari regionali, spetteranno rispettivamente a Scelta Civica e Nuovo centro destra.
Renzi sfida Salvini su immigrazione
Ma la fase due del Governo Renzi potrebbe prevedere anche un sottosegretario per l’Immigrazione. Su questo tema il presidente del Consiglio sa di giocare una partita importante contro un avversario importante: Matteo Salvini. Il segretario leghista rappresenterebbe per Renzi l’avversario più credibile e quindi da battere. La principale fonte di preoccupazione per il premier è da ricercare nell’esito delle elezioni regionali. Nello specifico la situazione rappresentata dal meridione. Il caso De Luca, che pure ha dato non pochi grattacapo a Renzi, non è la sola questione in campo.
Sembrerebbe pronta a riemergere, qualora si fosse mai sopita, la questione meridionale. A farsene portavoce i governatori Pd usciti trionfatori dall’ultima tornata elettorale. De Luca in Campania e Emiliano in Puglia ne sono i capofila. L’ex sindaco di Salerno ha dichiarato: “Il problema non è portare il Pd al Sud, ma di mettere il Sud al centro dell’iniziativa nazionale”.
“Una strategia per il Sud non esiste”
Non c’è all’orizzonte nessun nuovo partito del Sud, per ora. Molise, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Sicilia, oltre alle già indirettamente citate Campania e Puglia, hanno governatori del Pd. Renzi non può tirare dritto di fronte al monito lanciato anche dall’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Una strategia per il Sud ancora non esiste”. Il rischio è quello di perdere il controllo di quei voti che hanno consegnato la vittoria al Partito democratico.