Palestina, Hamas-Fatah: un anno dopo
(In collaborazione con Mediterranean Affairs)
Per la Palestina, divisa dal punto di vista geografico e politico, si era accesa una possibile speranza quando Ismail Haniyeh, ex Primo Ministro dell’Autorità Palestinese, annunciò come l’era della divisione fosse finita.
Palestina: il controllo della Striscia di Gaza
Grazie alla mediazione dell’Egitto, nell’aprile dell’anno scorso Azzam al-Ahmad, dirigente di Fatah, e Mousa Mohammed Abu Marzook, Vicepresidente dell’Ufficio Politico di Hamas, raggiunsero un accordo per formare un nuovo governo ad interim entro cinque settimane, composto da esperti indipendenti guidati dall’attuale Presidente della Palestina, Mahmoud Abbas. L’intesa prevedeva anche l’indizione di nuove elezioni su base nazionale, sei mesi dopo il voto di fiducia da parte del Parlamento palestinese.
L’accordo doveva permettere all’Autorità Palestinese di assumere il controllo della Striscia di Gaza, prendere una serie di misure per la ricostruzione dopo i 50 giorni di guerra contro Israele e far assorbire 4omila impiegati del governo di Hamas.
Azzam al-Ahmad aveva dichiarato che tutti i dipendenti pubblici sarebbero stati stipendiati dal governo di unità nazionale poiché sarebbe stato “il governo di tutti i palestinesi”.
Palestina: l’avanzata di Hamas
A distanza di un anno, le forze politiche palestinesi stentano a trovare una soluzione alla frattura politica che da anni compromette il proprio popolo e continuano a scambiarsi accuse reciproche, lasciando così la riconciliazione in un circolo vizioso a tempo indeterminato. D’altra parte, Abbas non sembra impaziente di attuarla per paura che l’unità con Hamas porti a sanzioni da parte di Israele e della comunità internazionale, ma anche per la paura che il movimento islamista possa sbarazzarsi di lui.
È significativa la vittoria alle recenti elezioni universitarie della lista studentesca affiliata a Hamas all’Università di Bir Zeit, la seconda più grande università palestinese in Cisgiordania, ottenendo 26 seggi contro i 19 di quella affiliata a Fatah. Questo risultato è percepito dagli osservatori politici palestinesi come un indicatore importante dell’opinione pubblica: si intuisce che in questa fase non converrebbe indire elezioni politiche o presidenziali perché si tradurrebbero in un’altra vittoria di Hamas. Finché Fatah non si sarà sbarazzato della vecchia guardia, sempre più palestinesi si uniranno a Hamas.
Palestina: si fa strada lo Stato Islamico
Per la comunità internazionale, l’unico meccanismo mediante il quale Gaza può essere ricostruita e avere uno sviluppo economico è il ritorno sotto il controllo dell’Autorità Palestinese. Nel frattempo, però, il 4 giugno l’esercito israeliano ha bombardato due campi di addestramento militare gestiti da Hamas, accusata dal governo israeliano come responsabile di qualsiasi attacco nel territorio di Israele. Dall’inizio dell’anno, il valico di Rafah è stato aperto soltanto per 5 giorni e la demolizione dei tunnel di contrabbando, avvenuta con l’operazione “Margine di protezione” condotta dalle forze israeliane nel 2014, ha fatto perdere a Hamas 460 milioni di dollari. Ciò ha aggravato la situazione politica e di sicurezza nella Striscia di Gaza: si è registrato l’emergere di nuovi gruppi palestinesi vicini ai jihadisti dello Stato islamico e, secondo alcuni osservatori, si sta consolidando la lotta per il potere tra Hamas e varie organizzazioni salafite, come la Brigata Sheikh Omar Hadid.
Proprio alla luce dell’attuale situazione nella Striscia di Gaza, il rapporto tra Hamas e Fatah potrebbe cambiare, ma al momento l’accordo rischia di rimanere solo inchiostro sulla carta.
Andreea Gabriela Iordache
(Mediterranean Affairs – Editorial board)