Letta lascia il Parlamento. Al suo posto Beatrice Brignone, civatiana e antirenziana
Dopo le dimissioni dal Parlamento di Enrico Letta, il posto dell’ex presidente del consiglio dem sarà raccolto da Beatrice Brignone, civatiana ed anti renziana di ferro. “Il primo settembre comincio a lavorare con la scuola di Affari Internazionali a Scienze Politiche”, ha annunciato Letta. E’ soddisfatto dell’incarico extraparlamentare e non vuole sovrapposizione di lavori, anche per via della concentrazione e specializzazione in un solo ruolo. Ma questa ‘abdicazione’ apre le porte ad un’antirenziana dura e pura. Beatrice Brignone parla subito chiaro: “Che io non sia allineata con le posizioni di Renzi non è un mistero per nessuno, almeno a livello locale”.
Brignone: “Da Renzi promesse non mantenute”
Le motivazioni del suo astio sono molte, confida a L’Espresso: “Non dimentico le promesse che Renzi ha fatto: ‘mai più eletti in Parlamento che non siano passati per le preferenze’ e ci ritroviamo coi capilista bloccati. Diceva di voler tutelare il lavoro e ha prodotto il Jobs act, contro il quale saremmo scesi in piazza se lo avesse fatto Berlusconi. Parlava di rottamazione e i primi a salire sul suo carro sono stati quelli che dovevano essere rottamati. Per non parlare della scuola e della timidezza sui diritti civili, su cui Renzi, che pure è un decisionista, non spende una parola. Forse perché non è convinto neanche lui. Siamo arrivati al punto che perfino il reddito minimo, di cui aveva parlato al congresso, adesso è diventato assistenzialismo”.
Brignone: “Seguire Civati? Vedremo”
Brignone è una civatiana, è noto. Paolo Fantauzzi, giornalista dell’Espresso, le chiede se sia interessata a seguire il ‘capo-corrente’ fuori dal Pd, per una sfida alla sinistra dei dem: “In realtà non ho ancora deciso. Domani (giovedì, ndr) verrà a Senigallia, la mia città, per presentare il libro di un amico comune dedicato al fine vita, un altro tema su cui peraltro il Pd è estremamente timido. E quella sarà l’occasione per parlarne. Ma adesso, se continuerò dentro il partito o fuori insieme a lui, non lo so ancora. Vedremo”.
Brignone strizza l’occhio a Landini
Per Brignone è forte il sentimento di sinistra e della sua tradizione. Quasi un richiamo della foresta. Parla delle categorie non protette dal maggiore partito di centrosinistra: “Insegnanti, precari, lavoratori dipendenti. Dobbiamo metterci in testa che dobbiamo ricominciare da qui. C’è tutto un popolo di sinistra chi ci vota ancora ma solo per tradizione e non è detto che sia così per sempre. Ho incontrato anziani che si professavano ‘comunisti’ ma che adesso hanno deciso di votare Salvini. E questo non vuol dire gufare, come fa il premier, ma rendersi conto della situazione”. Anche per questo strizza l’occhio alla Coalizione Sociale di Landini, il quale “punta sul ritorno a temi concreti. Ma deve dimostrare di non essere un semplice rassemblement di sigle ma in grado di cambiare paradigma, sennò siamo fermi alla Sinistra arcobaleno”.