Continua il dibattito attorno a Mafia Capitale, il bubbone di malaffare scoppiato a Roma che sembra non poter avere ancora fine, con la possibilità di arricchirsi di nuovi capitoli. Inizia infatti a circolare la voce che ipotizza un’imminente terza tranche dell’inchiesta, dagli esiti imprevedibili.
Intanto l’ex ministro Fabrizio Barca, responsabile della mappatura dei circoli capitolini, intervistato da Repubblica usa bastone e carota con il suo partito, il PD. “Il grosso della corruzione non è nel Pd. Ma il Pd romano ci ha messo del suo. Tornare indietro è difficile”. L’unica cura, per Barca, è “affidare a un gruppo di giovani indipendenti, come quelli che ho reclutato, la diagnosi della diffusione del male e, se c’è, del bene”. Il problema di Roma è una malattia di lungo corso, “il forte peso della rendita, delle reti di potere, le cene, le telefonate, la vicinanza al centro del potere”, le quali hanno “creato una grossa leva di ceto medio parassitario. Che non c’entra con il Pd”. Da Barca anche l’auspicio che non si arrivi allo scioglimento della giunta per infiltrazioni mafiose, visto “lo straordinario coraggio di questa amministrazione che ha chiuso la discarica di Malagrotta il più grande scandalo della città di Roma”.
Mafia Capitale, Zagrebelsky assolve Marino
“Marino è una persona di riconosciuta indipendenza e pulizia rispetto al marciume che si è manifestato anche nel Pd locale. E vogliamo sacrificare proprio questa persona? A nostro avviso, in una situazione così degradata, non è Marino sotto giudizio ma il Pd romano”. A dirlo è Gustavo Zagrebelsky, intervistato da Repubblica e tra i firmatari di un appello al premier Matteo Renzi in difesa del sindaco di Roma. Con la richiesta di far “quadrato intorno al sindaco. Perchè, al fondo, la vera questione è questa: si tratta di vedere se il Pd romano intende sostenere Marino oppure no. E personalmente ho l’impressione che la debolezza del sindaco, che pure è evidente, derivi proprio dall’ambiguità del partito nei suoi confronti”. E aggiunge: “il Pd non può chiamarsi fuori. Se Marino è solo, è perchè il Pd non c’è”.
Ma Renzi resta prudente: “Ho rispetto per Ignazio Marino. Non possiamo però sottovalutare il messaggio che viene da Roma”. E parla di due questioni differenti: da un lato quella giuridica – con un “aspettiamo le carte” ed un certo ottimismo volto a scongiurare lo scioglimento del Comune – e dall’altro quella politica, con la necessità di rifondare il PD locale.