Sondaggio SWG: secondo gli italiani politici la categoria più corrotta, ma imprenditori e cittadini condividono la responsabilità (14/06)
Mentre si allarga l’inchiesta denominata “Mafia Capitale”, la quale rischia di portare ad un clamoroso commissariamento del Comune di Roma, viene pubblicato il sondaggio SWG sull’opinione degli italiani rispetto al tema della corruzione.
A 23 anni dallo scoppio di Tangentopoli, la maggioranza degli intervistati (52%) sostiene che il fenomeno della corruzione sia oggi in espansione. Ben 4 italiani su 5 ritengono, inoltre, che la responsabilità degli scandali non ricada solo sui politici ma anche sugli imprenditori; quasi la metà riconosce poi responsabilità anche nei cittadini (47%). Da qui deriva un dato particolarmente “forte”, con due elettori su tre si trovano d’accordo sull’affermazione che, “all’occasione, gli italiani siano ladri”: lo pensava circa la metà delle persone fino al 2007, poi tale percentuale supera stabilmente il 60 per cento a partire dal 2009 fino a toccare il suo massimo nel 2013 con il 72% che si ritrovava in questa opinione dei propri connazionali.
Per contrastare la corruzione il 91% ritengono che sia fondamentale per combattere il fenomeno corruttivo una maggiore trasparenza nell’utilizzo dei fonti pubblici, mentre l’aumentare le pene per il reato di corruzione viene indicato dall’86%. L’altra misura ritenuta utile allo scopo da un ampia fetta di italiani (73%) è invece l’allungamento dei tempi di prescrizione, i quali erano stati accorciati dal Governo Berlusconi con l’approvazione della Legge ex Cirielli, ma ora riformata dalla riforma della giustizia promossa dal ministro Orlando.
Fra le categorie più corrotte i politici sono ampiamente i più citati (76%), seguiti dagli amministratori locali (53%) e dai dirigenti pubblici (49%). Circa un italiano su quattro cita poi imprenditori (27%) e bancari (25), mentre tutte le altre categorie resta sotto la soglia del 20 per cento. Nel complesso, si individua in un peggioramento della classe dirigente rispetto a quella di vent’anni fa secondo tutti i fattori di giudizio, dall’onestà alla competenza, fino alla creatività e alla morale.
Le emozioni più ricorrenti sono in questo momento il disgusto (47%) e la rabbia (41%), aumentati entrambi rispetto soltanto a pochi mesi fa; soltanto l’8% dichiara di avere fiducia, nonostante la “narrazione” renziana si concentri soprattutto su questo sentimento. Per concludere, ben due cittadini su cinque si dice d’accordo con chi sostiene che per cambiare le cose in Italia sia oggi necessaria una rivoluzione, anche se restano di più (47%) coloro che ritengono che quella delle riforme siano la strada su cui proseguire.