Dichiarazioni di trasparenza e riflessione

Pubblicato il 1 Marzo 2012 alle 15:52 Autore: Matteo Patané

[ad]Un altro spunto di riflessione generato dalla pubblicazione dei redditi e dei compensi dei Ministri è il fatto che per quasi tutti l’assunzione della carica pubblica ha significato un abbassamento del reddito, per lo meno di quello espressamente monetario. Istintivamente un simile accostamento non può che far pensare all’integrità di persone che rinunciano a maggiori guadagni per servire lo Stato, ma deve tuttavia essere interpretato con la giusta dose di pensiero critico da parte di chi oggi si erge a paladino contro la Casta dei politici. Nel bene o nel male, fare il politico è una professione. Entrare in politica, per una persona normale, significa abbandonare un impiego, spesso senza alcuna garanzia di riaverlo al termine del mandato. Non è solo naturale, ma è anche giusto che la politica debba essere fonte di sussistenza per chi se ne occupa, nel momento in cui se ne occupa. Il rischio è infatti una sorta di deriva di censo, tale per cui solo chi ha alle spalle capitali consistenti potrà permettersi di sedere in Parlamento o in generale assumere cariche pubbliche, segnando un’imperfezione drammatica nella qualità della nostra democrazia. Chiaramente lo scenario prospettato è estremo, ma altrettanto estreme, ad oggi, sono le posizioni di molte persone che guardano alla politica con una certa miopia, pensando non tanto a come la politica dovrebbe funzionare, ma solo ai mali che la classe dirigente italiana ha compiuto negli anni.

Troppo inosservato è passato invece l’atto in sé, la pubblicazione in quanto tale, la messa a disposizione dei dati personali di reddito e patrimonio, e soprattutto la valutazione offerta al cittadino sul grado di conflitto di interesse. Eppure anche su questo tema gli spunti di riflessione non mancano: quanto vale per il reddito personale non può valere per le proprietà? Se si costruisce e si promuove l’immagine del politico di passaggio, del cittadino prestato alla politica, a maggior ragione chiedere ad una persona di rinunciare – con tutti i costi che magari questo comporta, come vendere azioni o obbligazioni in un momento sfavorevole – ad alcune delle sue proprietà deve essere qualcosa che si deve pretendere con la giusta misura. In caso contrario si ricade di nuovo nel circolo vizioso di una democrazia basata sul censo, dove solo chi ha le spalle coperte può permettersi di affrontare la politica.

Forse nemmeno il Presidente Monti e suoi Ministri si aspettavano tanto, pubblicando le proprie dichiarazioni dei redditi; hanno tuttavia avuto il merito, oltre di aver dimostrato una trasparenza senza pari tra i politici degli ultimi anni, di spronare la popolazione italiana a riflettere su importanti questioni di fondo che troppo spesso vengono date per scontate oppure ignorate, lasciandole facile preda della demagogia.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
Tutti gli articoli di Matteo Patané →