Grecia: l’accordo ancora non c’è, anche se è stato fatto qualche passo avanti, la Germania avverte che non cederà al populismo. Arriva il momento di Draghi.
Grecia: incontro fallimentare
Governo greco e creditori si sono incontrati ieri ma, a parte qualche progresso, l’accordo resta lontano. Tsipras ha detto che il problema al momento è l’1% del PIL greco (quasi 2 miliardi di euro) in termini di avanzo primario (in sostanza, la somma disponibile per pagare il debito pubblico). I creditori continuano a chiedere ad Atene il taglio delle pensioni e l’aumento dell’IVA, provvedimenti che il governo di Tsipras respinge non solo perché ingiusti ma anche perché tali misure hanno già dimostrato la propria inefficacia in termini di “ripresa”.
Yannis Varoufakis ha dichiarato alla rivista tedesca Bild che la Grecia potrebbe anche accettare un accordo con i creditori ma esclusivamente nel caso in cui questi ultimi riducessero l’ammontare del debito. Il ministro delle Finanze, con la verve che lo contraddistingue, non ha esitato a dichiarare che se nelle trattative venisse coinvolta la cancelliera Merkel non ci vorrebbe più di una notte per arrivare a un punto di incontro.
Grecia: si riprova giovedì
Adesso si attende la riunione dell’Eurogruppo fissata per giovedì: la Grecia verrà messa di fronte a un “aut-aut”, prendere o lasciare. Negli ultimi giorni dai conti correnti greci è stato ritirato circa un miliardo di euro, un ritmo dettato dal timore di andare in “bancarotta”. Adesso il pallino è nelle mani di Mario Draghi: entro mercoledì, la BCE dovrà decidere se alzare o meno i fondi ELA, quelli che consentono alle banche elleniche di disporre di una liquidità d’emergenza.
Intanto, dalla Germania si mostra sempre più disapprovazione verso l’operato del governo greco. Stavolta le “parole grosse” non arrivano dal “falco” Schauble e nemmeno dall’area CDU, a criticare Tsipras e la sua squadra è stato il segretario socialdemocratico Sigmar Gabriel. Il vice-cancelliere ha dichiarato che quelli della “teoria dei giochi” (in pratica, Varoufakis) stanno giocando d’azzardo con il futuro del loro paese, ma i lavoratori tedeschi e le loro famiglie non possono pagare a causa delle promesse elettorali di un governo “semi” comunista.