Il Primo Ministro britannico David Cameron – da poco al suo secondo mandato – ha assunto una nuova e più ferma posizione riguardo lo spinoso problema dell’immigrazione. Ha ammesso che l’approccio con questa situazione deve essere globale, quindi non solo europeo, e che il Regno Unito dovrebbe facilitare il compito del governo italiano mettendo a disposizione uomini e mezzi.
Cameron che é stato in visita a Milano per la Expo ha anche, dopo l’incontro bilaterale col suo omologo italiano Matteo Renzi, messo il naso nella politica nazionale in Libia esternando il suo punto di vista, cioé che ci vorrebbe un nuovo e unico governo che sia deciso a dare la caccia a quelle organizzazioni criminali responsabili diretti degli sbarchi e del traffico fra le coste libiche e la Sicilia.
Più di una volta il premier britannico fa inoltre riferimento a una assistenza sotto forma di intelligence, che preveda cioé l’invio di agenti segreti addestrati ed esperti che possano spalleggiare i colleghi italiani; in realtà ha messo l’accento solo su quello. Come é plausibile, il premier Renzi ha sottolineato la condivisione di molti temi col suo collega britannico e la sovrapposizione di intenti e obiettivi.
Il Regno Unito é sempre stato un partner importante ed é sempre utile averlo come alleato. E’ evidente che ogni decisione definitiva può essere adottata solo in sede di Consiglio Europeo, mai unilateralmente, ma il fatto che un paese così importante prenda atto che questo fenomeno non può essere più considerato come un problema solo italiano é un dato che cambierà il corso di molte cose.
Ma la convergenza fra i due leader é totale in un altro fattore molto importante di questa situazione. E’ in Africa che bisogna intervenire al più presto, é da lì che nasce tutto e lì può essere la soluzione di tutto. Questo grande continente non può più essere considerato come figlio di un Dio minore.
Un altro passo avanti é dato da una lettera, inviata contestualmente all’Alto commissario per gli affari europei, Federica Mogherini, dai ministri degli esteri di Italia, Francia e Germania in cui si chiede testualmente “una politica della migrazione esterna più attiva e inclusiva”.
Bisogna però notare che, nel contempo, il ministro degli esteri ungherese Peter Szijarto fa sapere che verrà costruito un muro di recinzione alto 4 metri lungo tutto il confine con la Serbia , confine lungo ben 175 chilometri, come contrasto a un probabile flusso migratorio da quell’area. In pratica il governo di Budapest accusa i governi potenti dell’Europa di perdersi in parole e aver minimizzato la portata del problema per troppo tempo, quindi l’Ungheria, che non può permettersi di aspettare troppo a lungo, sta già provvedendo a innalzare questa barriera fisica ma che potrebbe diventare pure morale. Uno dei tanti segni di un ritorno al passato che rendono l’Europa il continente più nostalgico.