Mario Monti e Matteo Renzi. L’ex premier e l’attuale primo ministro protagonisti di un’ideale staffetta, stamani, a Firenze, al convegno The State of the Union, organizzato dall’Istituto Universitario Europeo e dedicato alle politiche dell’Unione. Il feeling fra i due è palpabile. Non più solo dentro i palazzi delle istituzioni. Archiviato l’accordo con Scelta Civica, oltre che con Ncd, sulle modifiche apportate l’altro giorno al dl lavoro, approvato al Senato dopo un pomeriggio di fuoco, l’ex numero uno di Scelta Civica e il segretario-premier si sono lasciati andare a complimenti reciproci.
Il senatore a vita, seduto in platea, dopo aver preso parte a un panel con il direttore editoriale di Le Monde Sylvie Kauffmann e il commissario europeo per il commercio Karel de Gucht sul passato e il futuro dell’Europa, ha applaudito l’intervento dell’ex rottamatore, piombato sul palco del Salone dei Cinquecento quasi ad ora di pranzo. Solo pochi minuti prima il professor Monti aveva riservato a Renzi parole di approvazione per il progetto di riforma del mercato del lavoro che, posticipato al 2015 il job act, l’esecutivo Renzi ha portato in aula alla Camera e al Senato: “L’attuale primo ministro Renzi sta cercando di fare proprio le riforme del mercato del lavoro che il suo partito e la leadership precedente hanno fortemente contrastato” ha detto Monti rivolto alla platea, marcando nettamente la differenza fra l’attuale gestione Renzi e quella Bersani e Cuperlo. Un affondo velato, quello dell’ex rettore della Bocconi, che si aggiunge alla bagarre mediatica che, nei giorni scorsi, ha alimentato e raccontato gli scontri fra il Partito Democratico, Renzi e la Cgil di Susanna Camusso.
Non si è fatta attendere la risposta di Renzi che, in apertura di discorso, ha calorosamente salutato Monti, lodando i suoi precedenti interventi all’evento, da premier e da commissario europeo, quando all’epoca Renzi era solo (si fa per dire) sindaco di Firenze. Un contributo importante, una stima reciproca. Una collaborazione fruttuosa quella fra i due esponenti politici, fuori e dentro le aule parlamentari. Un comune “afflato europeista” ha detto il premier Renzi.
Prima del premier Renzi, l’intervento del Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso. Da dieci anni alla guida della commissione, Barroso ha fatto un bilancio della sua attività: “guardando in retrospettiva penso che la Commissione Europea abbia agito bene”. E sull’Italia ha aggiunto: “Voi in Italia, ricordo, eravate a un passo dal tracollo. C’erano delle persone che volevano mettere l’Italia sotto la tutela del Fondo Monetario internazionale. L’Italia è stata veramente vicino all’abisso”
Carmela Adinolfi