Dopo aver pubblicamente condannato il sindaco Ignazio Marino alle dimissioni, il premier Matteo Renzi ha le idee chiare su come risolvere la questione: si andrà al voto in primavera. Ipotesi referendum confermativo della riforma costituzionale nelle stesse consultazioni. Ma non è la sola sfida che Renzi è pronto ad affrontare.
Il pubblico invito alle dimissioni inoltrato da Renzi a Marino dal salotto televisivo di Bruno Vespa qualche grattacapo in più al premier sembra averlo causato. Il botta e risposta di comunicati tra il segretario del Pd e il presidente Matteo Orfini sembra essere solo la punta dell’iceberg.
Su Marino scontro Renzi-Orfini
I due avrebbero avuto in merito alla questione un duro confronto durante il quale Orfini, sentendosi delegittimato dalle esternazioni di Renzi, avrebbe sbottato: “Se la mia parola non conta, se tu hai dato un’altra linea senza nemmeno avvertirmi, allora metti Lotti come commissario, io me ne vado”.
Orfini: “Battuta sbrigativa”
L’attuale commissario del Pd per Roma, per quanto condivida le cose dette dal premier a Porta a porta, a La Stampa ha voluto ribadire di aver ritenuto “sbrigativa la battuta fatta nel colloquio con Gramellini: siccome stiamo parlando della capitale d’ Italia e di un problema serio come Mafia Capitale, a questa vicenda va dedicato più garbo, non la si può risolvere con una battuta e infatti Renzi ha spiegato meglio quale sia il suo pensiero”. La battuta in questione era quella che minacciava un ritorno al “Renzi 1”.
Nulla di definitivo per ora, ma anche Orfini è conscio del fatto che “serva un salto di qualità, un pezzo del lavoro è stato fatto con il rimpasto e penso all’impegno straordinario dell’assessore alla legalità Sabella. Il tema è ora se Marino ha la forza, il coraggio e l’energia necessaria per essere protagonista di questa ulteriore azione di rilancio”.
Destino di Marino pende dalla relazione di Gabrielli
Il destino di Marino che sembra ormai segnato (anche se lui oggi ha ribadito di voler governare fino al 2023) è infatti appeso alla relazione di Gabrielli in arrivo nei prossimi giorni: “Se come spero dirà che possiamo andare avanti, si farà una valutazione su limiti e pregi dell’ amministrazione e vedremo cosa fare” ha detto Orfini. Il presidente del Pd ha poi voluto sottolineare le cause dei limiti dell’amministrazione Marino: “Da un lato l’ aggressione degli squali al comune e dall’ altro il fatto che c’ era un pezzo del Pd che ha remato contro il sindaco. E questo emerge con ancora più chiarezza dall’ inchiesta”.
Zingaretti esprime solidarietà a Marino
Sull’allarme lanciato da Orfini sembrano convergere le parole del governatore del Lazio Nicola Zingaretti che in un’intervista al Messaggero ha dichiarato: “Sfido chiunque a combattere con la metà della complessità della situazione che sta affrontando Marino”.
Il governatore del Lazio: “Pd fa conti con necessità di cambiare”
“Oggi il Pd è l’ unica forza politica che sta facendo i conti con la necessità di cambiare” sostiene Zingaretti. E tornando a Mafia Capitale: “L’inchiesta racconta la complessità e la pervasività di una rete, che ha come unico scopo quello di infiltrarsi nella pubblica amministrazione. Al netto di un solo caso, dei 4 miliardi di euro delle gare bandite nulla è andato a Mafia Capitale”.
Per ora un piccolo spiraglio aperto resta. Lo lasciano le parole pronunciate da Orfini e da Renzi che rinviano la decisione definitiva. La portata del Caso Roma non è trascurabile. Gli avversari di Renzi, M5S su tutti, sono da tempo sul piede di guerra.
M5S: “Dead Marino walking”
Dal proprio blog i grillini lanciano l’allarme sul degrado causato dalla cattiva amministrazione di Marino nella Capitale. Per loro Marino è un uomo morto che cammina. “Non si può aspettare il 2016, bisogna andare a elezioni il prima possibile, prima che Roma venga sommersa dai topi, dalla spazzatura e dai campi dei clandestini gestiti dalla mafia. #MarinoDimettiti e lascia i romani liberi di scegliere”. Intanto il consigliere del M5S, Enrico Stefano, a margine dell’Assemblea Capitolina ha rivelato che il Movimento ha “depositato ieri una mozione di sfiducia al sindaco Marino evidenziando le criticità legate a Mafia Capitale e ricordando, ad esempio, che l’ex assessore alla Casa Daniele Ozzimo, ora agli arresti domiciliari, era stato scelto da Marino”.
Le sfide di Matteo Renzi
Ma Renzi come intuibile non si lascia intimorire dalla foga degli avversari. Il poco felice esito alle ultime amministrative lo ha lasciato con l’amaro in bocca. Ora sotto le ceneri della sconfitta cova la sua rivincita. Vuole andare al voto a Roma nella prossima primavera. Vuole metterci la faccia e quindi vorrà legare le consultazioni al referendum confermativo per la riforma costituzionale. Questa può essere posta a referendum entro tre mesi dalla sua ultima approvazione se non approvata dai 2/3 in Camera e Senato.
Una sfida non da poco. I tempi stringono e in Senato i numeri non sono dalla parte del premier. Potrebbe arrivare in suo soccorso l’appoggio di Vasco Errani che pure ha collaborato alla stesura del disegno legge e che figura tra i più moderati della minoranza.
Riforma Scuola con fiducia su maxi-emendamento
A Renzi piacciono le sfide, soprattutto le più dure. Quella della riforma costituzionale lo è ma lui ne ha già pronta un’altra a più breve termine: la riforma della scuola. Sarebbe intenzionato a portare la legge nell’Aula del Senato già la settimana prossima ponendo la fiducia su un maxi-emendamento. Rischia lo strappo con i suoi ma il premier è pronto: “Votino pure contro: noi ce ne andiamo tutti a casa e centomila precari non vengono assunti”. Chiede una assunzione di responsabilità “a chi vuole sempre e soltanto dire no”. Se ne uscirà vincitore o sconfitto lo scopriremo presto. Il guanto di sfida è lanciato.