Nel discorso pronunciato un anno e quattro mesi fa davanti alle Camere per ottenerne la fiducia, Matteo Renzi fece capire chiaro e tondo che l’istruzione sarebbe stata la stella polare del suo governo, il punto cruciale da cui l’Italia sarebbe dovuta ripartire per imprimere una svolta al suo presente e al suo futuro. La Buona scuola è stata presentata dal premier come il piatto forte del suo menu di riforme: il piano di assunzione per 100mila precari avrebbe dovuto suggellare l’armistizio con la minoranza Pd e con il mondo sindacale dopo la prove muscolari del Jobs Act e dell’Italicum.
Ma i tremila tra emendamenti, subemendamenti e ordini del giorno presentati dalla sinistra del partito, e le proteste del mondo scolastico (ieri Flc-Cgil, Cisl, Uil Scuola, Gilda, Snals e Cobas hanno manifestato di nuovo davanti al Pantheon) dimostrano che la pietanza della Buona scuola è risultata indigesta.
Buona scuola, Faraone: “Entro l’estate si chiude”
“Pensavamo bastasse mettere soldi sulla scuola, invertire una traiettoria storica al ribasso, per avere la fiducia della classe docente e ricomporre quello specchio rotto che oggi è l’istruzione italiana. I fatti ci hanno smentito e ora, fermandoci, facendo autocritica, dimostriamo di saper tornare ad ascoltare professori, presidi, studenti, genitori, sindacati”, ha affermato in un’intervista a La Repubblica Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione.
Faraone ha assicurato che la Buona scuola andrà in porto entro l’estate: “Fallire sulla scuola vorrebbe dire veder fallire l’anima del governo, non accadrà”. “Ai primi di luglio – ha proseguito il sottosegretario – il tema dello stralcio delle assunzioni dall’intero progetto non si porrà più, non ci sarà tempo per mandare in cattedra i precari dal prossimo settembre. Così, senza fretta, entreremo nel merito delle cose”. Sulla questione stralcio, del resto, il premier è stato chiaro: niente assunzioni se prima non cambia il modello organizzativo, perché “la scuola non può diventare ammortizzatore sociale per i precari”.
“Ci sono quattro grandi categorie di precari, nella scuola: graduatorie a esaurimento, graduatorie d’istituto, i tirocinanti universitari, gli idonei da concorso. Dobbiamo trovare un equilibrio migliore”, ha spiegato Faraone. “Se fin qui si è registrata un’ostilità generale, vuol dire che il piano va rivisto. Ridiscuteremo anche i numeri, meglio, la loro tempistica, senza pregiudizi. I tre miliardi di euro in legge di stabilità non li tocca nessuno”.
Buona scuola, Faraone: “Provvedimento cambierà ancora”
Il provvedimento è cambiato e “cambierà ancora”, ha detto il sottosegretario, l’importante però “è che si chiuda la stagione del precariato, s’introduca il merito, si faccia crescere la qualità e nella scuola italiana entri davvero l’autonomia dei singoli istituti”.
Il dibattito in commissione è rimandato al 23 giugno, quando i relatori del ddl (Francesca Puglisi del Pd e Franco Conte di Ap) cercheranno di mediare con la minoranza dem per sfoltire la selva di emendamenti presentati. Faraone non ha escluso che il governo possa saltare a piè pari la Commissione con un maxiemendamento per portare il testo direttamente in Aula al Senato e imporre la fiducia: questa sarebbe però l’extrema ratio.
“Prima proviamo a ragionare in commissione – ha aggiunto Faraone – poi andiamo a ragionare con il Paese, poi rivedremo il provvedimento e torneremo tutti più sereni in Senato per portare in fondo una legge che serve straordinariamente al Paese”.