Per “lite temeraria” si intende un’azione legale intrapresa con malafede o comunque intentata senza una base accusatoria solida. Roberto Formigoni, ex presidente della Lombardia ed attuale senatore del Nuovo Centrodestra di Alfano, aveva querelato per diffamazione il giornalista Alberto Nerazzini e Milena Gabanelli per una puntata di Report trasmessa nel 2012.
La puntata, intitolata “Il Papa re”, era incentrata sulla storia politica di Formigoni, entrato già alle origini nel movimento cattolico Comunione e Liberazione e passando poi per l’attività strettamente politica nella Democrazia Cristiana e il suo successivo avvicinamento a Berlusconi nel periodo di fondazione di Forza Italia (1993-1994). Il racconto dell’ascesa del “Celeste” come presidente della Regione Lombardia (eletto per la prima volta nel 1995 e rieletto altre tre volte) giunge fino alle cronache giudiziarie e alle inchieste che hanno riguardato lui e molti assessori della sua giunta proprio nell’ultimo mandato, iniziato nel 2010. La Procura di Milano indagava infatti anche su Formigoni in merito ad alcuni viaggi pagati dall’amico Pierangelo Daccò “arrestato per aver creato milioni di fondi neri nello scandalo dell’Ospedale San Raffaele e per aver distratto, dal patrimonio della Fondazione Maugeri, circa 70 milioni di euro sotto forma di consulenze e appalti fittizi”.
Il Tribunale di Milano, con la giudice civile Martina Flamini ha stabilito l’infondatezza delle accuse di diffamazione che Formigoni aveva all’epoca lanciato tramite querela contro i giornalisti del programma di Raitre e accolto la richiesta dell’avvocato Malavenda di sanzionare Formigoni per “lite temeraria”.
Si tratta in realtà di una delle prime sentenze italiane che riguardano la cosiddetta “lite temeraria”. E’ stato associato dal giornalista del Corriere della Sera Luigi Ferrarella all’episodio che vide coinvolto Oscar Giannino, allora candidato per il movimento “Fare per fermare il declino”, il quale durante un incontro elettorale dichiarò che Luca Cordero di Montezemolo gli aveva chiesto: “tu quanto costi?” riferendosi alla sua carriera politica. Ma in realtà il giudice ritenne che non ci potesse essere il pericolo di fraintendere le parole pronunciate da Giannino come un’accusa a Montezemolo di “avergli proposto una qualche attività illecita”. Condannò quindi l’allora presidente della Ferrari ad risarcimento economico verso Giannino.
La differenza con il caso Formigoni sta nel fatto che mentre Montezemolo non ha avuto accolta la sua istanza di querela essa è stata pur sempre ritenuta fondata , questo non si può dire per l’esponente politico alfaniano la cui querela verso la Gabanelli e il suo collega è stata lanciata senza motivi di alcuna solidità, appunto in malafede. Per questo nell’ultimo caso si parla di “lite temeraria”. Formigoni dovrà quindi pagare 5.000 euro di sanzione, oltre alle spese processuali.
Lorenzo Chemello