Roma, salario accessorio eccessivo: Mef chiede restituzione di 350 milioni
Il Comune di Roma – dopo la questione della corruzione e dei buchi di bilancio – alle prese con una nuova grana da 350 milioni di euro.
I fatti: la Giunta Alemanno erogò ai dipendenti un Salario Accessorio modificando la loro parte variabile (dai 66 Milioni del 2008 ai 345 Milioni del 2013). Marino, appena insediatosi, fece fare una due diligence (proprio con il Ministero della Economia e delle Finanze) che da una parte stabilì che il salario non poteva essere distribuito a pioggia, e dall’altra diede luogo ad un conflitto durissimo con il Sindacato ed i Dipendenti (con tanto di manifestazione con 10.000 presenti in piazza) fino alla firma dell’accordo. Questo stabiliva un mantenimento temporaneo della modifica e la necessità di stabilire criteri di erogazione meritocratici; il tutto però salvo recupero a conguaglio. A quanto pare sta arrivando il recupero a conguaglio.
Mentre i Sindacati già minacciano di mobilitare i 24.000 del Capidoglio (“Sarà la guerra” hanno detto in coro), sembra proprio che MEF e Corte dei Conti stiano per richiedere il rientro di quanto – ingiustamente per la Corte – erogato. Ma Marino, dopo aver incontrato i sindacati, assicura: “Proprio per il lavoro rigoroso di revisione del contratto decentrato dei dipendenti basato su efficienza e merito che abbiamo fatto, nessun salario di nessun dipendente sarà toccato e nessun euro dovrà essere restituito ne adesso nè in futuro”.
Il braccio di ferro Palazzo Chigi-Campidoglio
L’impressione è che la richiesta si inquadri nella più ampia querelle tra Governo e Comune. Da una parte Marino vuole rimanere, rivendica i risultati della sua amministrazione, riconosce il molto lavoro da fare ma afferma anche “un chirurgo va giudicato quando il malato esce dalla sala operatoria, va a casa e riabbraccia la famiglia”. Dall’altra il Governo preme per un rinnovamento radicale che tagli i ponti con il passato che ha portato all’indagine Mafia Capitale che sta erodendo di giorno in giorno la credibilità anche dello stesso Governo – che in fondo a Roma ci vive, e non può essere indifferente alla corruzione sulla soglia di casa.
Delrio: “Marino valuti il da farsi”
Silvia Scozzese, assessore al bilancio cooptata dal ANCI è in difficoltà e sotto attacco da Alessandra Cattoi fedelissima di Marino. Matteo Renzi si è già espresso affermando che per governare oltre che onesti si deve essere capaci; Delrio (Ministro dei Trasporti) suggerisce a Marino di “valutare il da farsi” mentre Rosy Bindi molto più esplicitamente attacca proponendo di “interrogarsi sulle dimissioni”. La partita diventa sempre più dura, ed il casus belli da 350 Milioni è il più recente, ma potrebbe non essere l’ultimo.
Marino: “Sono tranquillo”
Al Messaggero, Ignazio Marino affida le proprie dichiarazioni in merito: “Sono tranquillo, quelle del Mef sono carte che conosco molto bene. Io, come capo dell’ amministrazione, sono l’ unico sindaco d’ Italia che ha firmato unilateralmente il contratto che agganciava i salari accessori al merito”.
Torna a puntare il dito contro chi l’ha preceduto al Campidoglio: “L’ otto luglio del 2008 gli ispettori del Mef fecero una relazione che venne tenuta nel cassetto dalla giunta Alemanno e che non venne mai discussa”.
Ai suoi detrattori dice: “Sarebbe un mondo all’incontrario quello in cui l’unico sindaco che ha avuto il coraggio di farsi occupare il Campidoglio da ventimila persone pur di bloccare i privilegi, valorizzando il merito, adesso venga penalizzato”.
“Con Padoan abbiamo fatto un grande lavoro”
Poi prova a tranquillizzare i dipendenti della capitale: “Con il ministro Padoan nelle scorse settimane abbiamo fatto un grande lavoro. Ora con la Ragioneria dello Stato troveremo soluzioni affinchè il lavoro che Roma ha messo in atto valga per tutto il Paese”.
“Insinuazioni” le voci su scambio posti maggioranza-dimissioni
A quanti ipotizzano che stia contrattando posti nella maggioranza in cambio delle dimissioni risponde: “Sono molto arrabbiato per queste insinuazioni. Io non voglio niente da nessuno, non sono un politicante e ho una professione”. E infine promette: “Resto fino al 2023”.
Lorenzo Panizzari