L’elezione di Luigi Brugnaro a sindaco di Venezia è uno dei segnali positivi da cui il centrodestra conta di ripartire per recuperare vigore e forza a livello nazionale. Brugnaro forte della vittoria contro il democratico Casson prende subito la palla al balzo e spiega al Foglio come secondo lui il centrodestra dovrebbe preparare le sfide amministrative più importanti come le comunali a Milano e Roma (nel caso in cui nella Capitale si tornasse al voto). “Sarei davvero contento se a Roma si candidasse Alfio Marchini e a Milano Corrado Passera. Bisogna cercare le persone migliori, la politica come professione non funziona più”.
Brugnaro: “Come in Veneto attrarre voti della sinistra”
“Nel 50% dei voti che ha preso Zaia alle regionali – spiega Brugnaro – in quella enormità di consenso, ci sono anche i voti della sinistra”. “Sono molto debitore alla generosità di Forza Italia, che si è fatta un po’ da parte” ma “l’Italia ha bisogno di una politica forte, composta da gente che sappia ‘fare’, che conosca anche la tecnica, che sappia cos’è il mondo del lavoro, che abbia un’idea delle spaventose sfide che il mercato globalizzato impone a un paese come il nostro. Altrimenti vengono fuori politici deboli, interessati soltanto alla rielezione, fragili giunchi che si affidano ai grandi burocrati dello Stato. E così finisce che a governare davvero è la burocrazia. Una disgrazia. Io non mi considero un professionista della politica. Finita questa esperienza tornerò al mio lavoro”.
“L’Italia ha bisogno di trasversalità”
“Io – evidenzia il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro – sono per fare le riforme. E penso che il patto del Nazareno fosse una buona idea. Renzi si prese i fischi per aver accolto Berlusconi. Ma l’Italia ha bisogno di trasversalità, in politica e nell’imprenditoria. Dobbiamo imparare a fare sistema”. Alla domanda se avrebbe votato il Jobs Act, il neo sindaco di Venezia replica: “Al volo”.