Lega-M5S: i punti in comune
Luigi Bisignani non è uno sprovveduto. Il potere lo conosce bene. Ex cronista e caporedattore all’Ansa, poi faccendiere di prima e seconda Repubblica. Andreottiano di ferro, e dalla prima ora. Nel Palazzo tutti lo conoscono, tutti gli sono amici. Se c’è da risolvere un problema rivolgiti a Luigi, dicono. Se devi raccomandare qualcuno o assegnare un appalto, pure. Lui tutto sa e tutto tace. L’uomo delle trame e “dei collegamenti”. Le sue esternazioni pubbliche – se pur travestite da retroscena politici – non sono mai casuali. Stamani, come abbiamo scritto, ha buttato giù un editoriale sul Tempo dal titolo “Il Patto segreto Salvini-Grillo”. “Un progetto che nasce dal basso – scrive Bisignani – e non, per intenderci da Salvini e Grillo, ma tra quei parlamentari della Lega e del M5S che stanno raggiungendo significative convergenze di programma nel Parlamento italiano ed in quello europeo e che si sentono pronti per governare il Paese”. La rivelazione è di quelle forti. Secondo Bisignani, infatti, sarebbe in atto una nuova intesa politica che potrebbe mettere in apprensione sia Renzi che Berlusconi: l’asse “Lega5Stelle”. L’analisi politica del faccendiere parte dal sostegno apparentemente irrilevante dei 5 stelle nei confronti del candidato leghista Christian Bianchi a sindaco di Laives (Bolzano), dispiegandosi poi sui principali temi in comune tra Lega e Movimento 5 Stelle: il forte sentimento anti-casta, l’immigrazione, le strategie anti-europeiste e soprattutto anti-euro e la battaglia per l’abolizione di Equitalia. Un sintetico ma pragmatico programma in funzione anti-Renzi. Vediamolo.
Due movimenti anti-sistema. Come hanno scritto in questi anni fior fior di editorialisti e analisti politici, la prima somiglianza tra grillini e leghisti si nota fin da subito: il sentimento anti-casta. D’altronde, le origini parlano da sole. Nel 1992 la Lega Nord (fusione di Lega lombarda e leghe regionali) nasce come forza alternativa al pentapartito e al CAF (Craxi-Andreotti-Forlani) di fine anni ’80. E’ guidata da un ex operaio del varesotto – Umberto Bossi – che inveisce contro lo Stato centralizzatore e l’intero sistema dei partiti messo in ginocchio dalle indagini dei pm di Milano. Il Movimento 5 Stelle nasce, cresce e germoglia con gli spettacoli di un comico genovese – Beppe Grillo – che riesce a portare in piazza migliaia di persone per i V-Day di Torino e Bologna a suon di “parlamento pulito”, “via il finanziamento pubblico ai partiti”, “sì al vincolo di mandato”. Oggi, le nuove inchieste su Expo, Mose e Mafia Capitale hanno certo aumentato la sfiducia dei cittadini nei confronti dei partiti tradizionali confermata dall’altissimo di astensionismo delle ultime amministrative. Lega e 5 Stelle non sono stati toccati dai recenti scandali. E potrebbero approfittarne. In primis a Roma.
Immigrazione. Sull’emergenza immigrazione la posizione del Carroccio è chiara: prima gli italiani, poi (nel caso) accogliere i profughi, ma in ogni caso via i clandestini. E, se può servire, “blocco navale” e “affondamento dei barconi”. I grillini, sul tema, sono più ambigui. Sembra proprio che la base e la maggior parte degli eletti non siano in linea con le posizioni dei vertici Grillo e Casaleggio riassumibili in questo passaggio di un vecchio post pubblicato sul blog: “Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità, presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico”. Ma la base sconfessò l’ex comico e votò a favore dell’abolizione del reato di immigrazione clandestina, cosa che poi è avvenuta anche in Parlamento nell’aprile del 2014. Un mese fa sul blog Grillo aveva spiegato così la decisione: “Sul reato d’immigrazione clandestina il M5S ha voluto rendere più snelle le espulsioni degli irregolari, diminuire i costi a carico dei cittadini italiani e facilitare il duro lavoro di forze dell’ordine e magistrati”. E aveva anche colto l’occasione anche per sottolineare l’incoerenza del Carroccio sul tema: “la Lega continua a sostenere falsamente che il ‘M5S ha favorito l’immigrazione selvaggia abolendo il reato d’immigrazione clandestina’. Proprio la Lega – aveva spiegato – che quando era al governo ha firmato il trattato di Dublino III che fa sì che l’Italia si debba accollare tutti i rifugiati che giungono nel nostro Paese come primo approdo. Inoltre, la Lega ha sempre favorito l’immigrazione clandestina per specularci elettoralmente aumentando le tensioni sociali”. Ma ieri un tweet rivelatore ha esposto Grillo al paragone con Salvini: “Marino dimettiti prima che Roma venga sommersa dai topi, dalla spazzatura e dai clandestini”. Bingo.
“Fuori dall’euro”. Dieci giorni fa i grillini hanno consegnato al Presidente del Senato Pietro Grasso le 200mila firme raccolte per uscire dall’Euro. Come spiegato accuratamente sul blog di Grillo alla sezione “fuori dall’euro” le tappe previste sono le seguenti: presentazione di una legge costituzionale per indire il referendum sotto forma di iniziativa di legge popolare, e una volta approvata, convocare gli italiani per decidere se rimanere o no nell’Eurozona. Il referendum avrebbe valore consultivo, come quello del 1989 in cui ai cittadini italiani fu chiesto se fossero d’accordo o meno ad affidare al Parlamento Europeo il mandato per redigere la Costituzione dell’Unione. Secondo i 5 stelle la consultazione si potrebbe addirittura tenere tra dicembre e gennaio di quest’anno, ma per molti è fantapolitica. Molto più netta la decisione di Salvini, rafforzato dalle battaglia in Europa con Marine Le Pen. Nel suo programma economico inviato al Foglio qualche mese fa, il segretario del Carroccio scriveva: “Le problematiche legate all’ uscita dall’Euro (che, ricordiamo, potrà essere attuata solo con un’ iniziativa di governo, non certo con un referendum) sono complesse e stiamo da un anno informando capillarmente la popolazione con un manualetto distribuito in centinaia di migliaia di copie”. Insomma, una volta al governo, uscire dall’Euro. E subito.
Equitalia- piccole e medie imprese. Su Equitalia le posizioni di Lega e 5 Stelle sono identiche: abolizione istantanea di un ente che “strangola” i lavoratori e le imprese. Ma il parallelismo procede anche sul tema delle PMI (piccole e medie imprese). I grillini sono noti per aver creato un fondo finanziato con parte dello stipendio dei parlamentari per favorire il microcredito: una sorta di prestito per chi vuol fare impresa. Sempre nel programma economico della Lega, al punto 2 si legge: “più vicini ai più piccoli”. Svolgimento: “Il governo Monti-Letta-Renzi ha fatto solo l’interesse delle grandi imprese globalizzate e delocalizzate, di qui il plauso costante di Confindustria. La Lega invece è conscia che il nostro punto di forza sono le piccole medie imprese che hanno sinora resistito continuando a tentare di produrre sul nostro territorio senza delocalizzare. La nostra politica economica sarà disegnata su di loro con interventi di forte detassazione e semplificazione normativa in modo che, insieme al recupero della sovranità monetaria, produrre in Italia diventi semplice e conveniente”.
Stamani nel suo quotidiano “taccuino” sulla Stampa Marcello Sorgi annotava di un nuovo possibile patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi. Magari in funzione anti Grillo-Salvini, perché alla fin fine Lega e 5 Stelle non sono poi così distanti.
Giacomo Salvini