Ieri il Corriere della Sera, in un articolo a firma di Francesco Verderami, lanciava la notizia di un Silvio Berlusconi pronto a riallacciare i rapporti con il premier Matteo Renzi. Un patto del Nazareno rivisto e corretto dopo gli esiti delle regionali e dei ballottaggi. Nel pomeriggio è arrivata la smentita da Forza Italia. Tutto finito? Per niente. Il battagliero Renato Brunetta ha preso carta e penna e ha scritto una lettera a Dagospia.
Caro Dago,
lo sappiamo bene che i quotidiani li legge ormai la minoranza della popolazione.
Ma Renzi ormai si è reso conto che la sua sovraesposizione televisiva ne ha mostrato la vuotaggine (la tivù alla lunga non mente) e dunque passa alla informazione e subliminalmente il messaggio arriva a tutti, e influenza specialmente, dando loro la linea, Tg e conduttori.
Così il Corriere di oggi è meravigliosamente il se stesso del dì glorioso, la clonazione dell’imperituro e imperiale Corriere del regime fascista, una specie di organetto di Barberia che suona le canzoncine del (per così dire) premier.Il Minculpop di Starace a Filippo Sensi fa un baffo.
Vedasi la comunicazione ripresa dal Corriere con il giusto tono sacrale e insieme baldanzoso da Massimo Franco: “Renzi e Lotti non stanno rinserrati a Palazzo Chigi: stanno lavorando per il Paese”.Lo scrive sul serio. E in prima pagina, con il titolone d’apertura più importante, eccone gli stupefacenti risultati: “Doppio voto di fiducia sulla scuola”. Prodigioso.
Si chiudono a Palazzo Chigi e ne escono non con un voto di fiducia, ma addirittura due, una doppietta, fantastico. Non dicono che questo doppio voto è la prova di una paura e di un fallimento, figuriamoci. E’ come il doppio brodo Star, il più buono di tutti.
Robe da matti. Non è l’unico momento di evocazione del Minculpop. Francesco Verderami, che della compagnia è il più intelligente, dice una cosa vera nel suo retroscena. E cioè che Renzi sta cercando disperatamente (disperatamente, aggiungiamo noi) di ritrovare il consenso di Forza Italia per riprendere il filo del Nazareno, persino concedendo quel che abbiamo chiesto col lodo Brunetta e con i nostri emendamenti: e cioè elezione diretta dei senatori, premio di coalizione e non di lista per l’Italicum.
In realtà questa speranza di riannodarci truffaldinamente al Nazareno è tutta di Renzi, ed è riferita girando la verità da Verderami. Il quale prova a condire il tutto con la balla sesquipedale che Forza Italia navigherebbe secondo i sondaggi ormai sotto il 10 per cento.
Ah sì? Magari uno sguardo a Repubblica non farebbe male, di tanto in tanto.Ma la campionessa che, secondo gli insegnamenti dell’Istituto Luce, vede il semi-premier Renzi gettarsi audacemente nel cerchio di fuoco, e contemporaneamente adoperare i possenti bicipiti per sollevare covoni col forcone, è Maria Teresa Meli, la Giovanna D’Arco che porta all’occhiello il Giglio.
Come Eginardo descriveva le gesta di Carlo da lui battezzato Magno, così lei con Matteo Magno, anzi Cannibalizzo. Ma ora soprattutto cannibalizza se stesso. E si magna il Corriere. Si fa persino dettare da Palazzo Chigi la frase secondo cui Brugnaro, sindaco di Venezia, “con Brunetta non vuole neppure parlare”.
Renato Brunetta