Sanzioni Russia: confermate le sanzioni contro Mosca per altri 6 mesi, intanto, un recente studio evidenzia le conseguenze sull’occupazione in Europa.
Sanzioni Russia: altri 6 mesi
Dopo averle estese alla Crimea, i ministri degli Esteri dei paesi UE hanno deciso di rinnovare le sanzioni contro la Russia, che scadevano a luglio, fino a gennaio 2016: il motivo è il ruolo “destabilizzante” in Ucraina orientale. Anche se Mosca ha sempre negato il proprio intervento diretto nel conflitto, Usa ed Europa continuano ad accusarla di finanziare e sostenere i separatisti filorussi.
Detto questo, l’obiettivo del rinnovo sarebbe quello di costringere la Russia a rispettare i punti dell’accordo di pace Minsk-2: fine dei combattimenti tra esercito ucraino e miliziani (l’ultima tregua è cominciata a metà febbraio), ritiro dei combattenti stranieri e degli armamenti pesanti (oltre i 100 millimetri) dal fronte.
Le sanzioni sono state varate per la prima volta a fine luglio 2014 in seguito all’abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines avvenuto il 17 luglio scorso. Erano 298 i passeggeri a bordo dell’aereo precipitato in una zona sotto il controllo dei filorussi. D’altra parte, una recente perizia pubblicata da esperti russi, basandosi sulla tipologia di missile che ha colpito l’aereo, assegna la responsabilità dell’incidente all’esercito di Kiev.
Sanzioni Russia: l’effetto boomerang sull’occupazione
Secondo L’Istituto austriaco di ricerca economica (WIFO), il peso delle sanzioni sull’economia europea è stato finora sottovalutato. Un recente studio pubblicato proprio dal WIFO stima che nel medio termine le sanzioni e la relativa rappresaglia russa costeranno all’economia europea circa 100 miliardi di euro e oltre 2,5 milioni di posti di lavoro.
Se continuerà nei prossimi anni, la politica delle sanzioni e il conseguente calo delle esportazioni verso Mosca potrebbe causare una grave emorragia di posti di lavoro: 465mila in Germania, 215mila in Italia, 160mila in Spagna, 145 mila in Francia, 110mila nel Regno Unito. Anche la Svizzera, che non fa parte dell’UE ma ha accettato la politica delle sanzioni, potrebbe subire la perdita di 45mila posti di lavoro (5mila solo nel settore turistico).
Nonostante le relazioni con la Russia siano ridotte ai minimi termini, anche nei paesi baltici si comincia a diffondere la coscienza delle conseguenze poco convenienti delle sanzioni. Recentemente Nils Usakovs, sindaco di Riga, capitale della Lettonia, ha dichiarato che “stiamo pagando uno dei prezzi più alti riguardo alle sanzioni imposte alla Russia” innanzitutto perché “abbiamo perso un numero significativo di turisti”.